martedì 25 settembre 2007

Un giorno da turisti, uno

Forse voi ne sapete più di me. Da quando ero un bimbo ho sempre desiderato andare allo zoo, ma non ho mai saputo di uno zoo a milano: quando ho chiesto ad amici o parenti mi hanno risposto solo con frasi interrotte e non troppo consapevoli. Non lo so proprio, resta il fatto che nei miei quasi 22 anni milanesi non mi è mai davvero capitato di visitarne uno.
E tutti quei film ad accrescere la mia invidia nei cofronti di quei bimbi viziati che potevano andare allo zoo quando volevano.
Allora perchè non sfruttare l'alba di un weekend sconvolgente, nel bene e nel male; non preoccupatevi, nulla di grave... Un sabato così non lo si vedeva da tanto, io, 4 amici italiani e perchè no qualche ungherese, un pao d francesi a chiudere la compagnia di quel giorno da turisti, uno. Direzione zoo di Copenhagen, metà dello zoo, almeno per ora...metà di una giornata lunghissima.
E mancava solo scoprire il giorno dopo che Pilar è un'animalista convinta. Lo ammetto, è davvero un po' triste vedere quegli animali incatenati tra mura così piccole, ma che ci volete fare? Il mio primo giorno in uno zoo! Che dite? Sono perdonato? Che ne pensate? Affascinanti.

lunedì 17 settembre 2007

Pulito come il profumo...

E così arriva il weekend e con esso il preziosissimo tempo per il bucato. Il mio primo bucato da solo, in terra straniera, un bucato che mi ha fatto compagnia per non meno di una giornata intera...
Non vi parlerò della scoperta delle due asciugatrici non funzionanti, nemmeno delle inutili peripezie all'interno del campus, nel vano tentativo di trovarne una...in un paese in cui 15 gradi fuori sono segno di una giornata da favola...non vi parlerò neppure di quelle sensazioni nuove...quel profumato candore che invadeva ogni cosa, il contatto con quelle superfici così familiari, ma fresche, umide come mai prima di allora. Il vento che qui soffia perenne regalando limpidezza ad ogni dove.
Vi lascio solo assaporarne un'immagine, in un blog che lascia sempre più inespresso quel che vuol significare...

domenica 9 settembre 2007

Una nuova bici

Eccomi al mio primo non-post dalla Danimarca, il motivo per cui non vi vengo a trovare nè scrivo...è il più banale e semplice di tutti...qui non ho mai un secondo libero e corro dal mattino alla sera, una vita frenetica e travolgente ma soprattutto nuova mi ha conquistato. Persino ora di domenica al ritorno da una lunghissima nottata in Copenhagen, dopo una colazione a base di 3 caffè, e dopo la tragica fine dello yogurt, non ho tempo per fare nulla...correrò a farmi una doccia poi pranzo riparazione della mia nuova bici da donna, e un po' di studio per quell'esame che già incomncio a odiare...
A parte questo, e a parte i momenti un po' malinconici, quel po' di sconforto che ogni tanto si fa strada dentro di te, è tutto immensamente stupendo. Mille persone nuove, da paesi più o meno conosciuti, tutti insieme con uno scopo comune. Magnifco.Protagonisti di una realissima fiaba.
Ma la cosa più bella fra tutte, è scoprire una vita del tutto nuova, in cui più niente è dato per scontato, perchè qui ogni cosa te la devi conquistare, anche la più banale, è ricominciare a vivere da zero. Perchè io una bici l'ho avuta er tutta la mia vita, e non mi è mai neppure stata troppo simpatica, ma quando da essa dipende la tua vita e la tua giornata, impari ad amarla, diventa il bene più prezioso che tu possa avere, ma tu non l'hai.
Però un giorno riesci a trovarne una, persino brutta, persino da donna, ma è tua, te la sei conquistata e quella è una soddisfazione vera. Imparo a respirare di nuovo, tanto profondamente quanto mai avevo fatto sino ad ora.
Scusate l'eccitazione, ma ho poco tempo, e il finale del post lo lascio non scrtto, in silenzio, dedicato a quelLA e a quelle persone, che ora sono tutt'altro che eccitate. Quelle che magari vivono anche una vita nuova, ma un destino crudele vuole rendere quella vita troppo simile alla prima, troppo dolorosa.
Volevo solo dire, non mi dimentico di te, o di voi.

domenica 26 agosto 2007

Grazie...

Non ci potevo credere.
Non so se capita anche a voi o sono soltanto io l'essere malato: un essere che ama talmente tanto il cinema e i film, che spesso si ferma a pensare. Si ferma di fronte a cose banalissime, di fronte ad attimi apparentemente inutili, uguali a tanti altri e si chiede: "E se ora accadesse questa cosa?". Una qualsiasi cosa, purchè stranissima e incomprensibile, bella brutta, paurosa purchè stupefacente.
La realtà è diversa dai film, in questo senso a volte mi sono sentito deluso, perchè questi eventi assurdi, che potrebbero rendere la vita una favola, arricchendola di stranezze e sorprese, cancellando definitivamente la parola "routine", non accadono. E la vita rimane un po' grigia, un po' ripetitiva.
Poi una sera scopri che la vita in verità è un film. Accade la cosa più cinematografica e indimenticabile che ti può accadere. Questo mi hanno regalato i miei amici. Una festa per la mia partenza che è semplicemente un sogno, favoloso immenso e soprattutto reale.
Quando vieni accompagnato in un locale, vedi le luci spente e d'improvviso compare un coro di persone tutte conosciute, ma tutte, tutte! Tutti gli amici di sempre, radunati lì, amici che persino non si erano mai conosciuti prima di allora, 70 persone lì solo per te, in un locale, solo per te...e tu vuoi solo piangere commosso fino al midollo, fino al cuore.
Riprendi coscienza e realizzi che erano mesi che questa festa prendeva vita, mesi di intrighi di ricerche di sotterfugi perchè tutto rimanesse una sorpresa, per chiamare persino le persone più impensabili. Poi ripensi a tutte le cose strane e incomprensibili che ingenuamente avevi digerito e ti chiedi: "Come ho fatto a non accorgermene?". E forse la risposta è che non volevi accorgertene, perchè solo così sarebbe stata la festa più bella della tua vita.
Insomma grazie, perchè mai nessuno ha fatto così tanto per me.
E mentre te lo stai dicendo scopri che i tuoi amici suoneranno per te tutta la sera, che quegli strumenti sono i loro, che suoneranno e canteranno per te. Che tu salirai sul palco e canterai insieme ai Made in Heaven. Rigorosamente stonatissimo.
Grazie Paola, la prima organizzatrice, nessuno ha mai organizzato tanto per me, sei stata stupenda, grazie a tutti i presenti, a tutti.
Grazie per la bandiera dell'italia con la firma e la dedica di tutti.
Grazie per gli striscioni e i murales.
Grazie ai Made in Heaven e alle loro dediche.
Ma i grazie sono troppi, riempirei pagine e pagine, solo grazie grazie grazie.
Dopo una festa così, partire è davvero difficile, ma domani si parte, perchè di "routine" non ne voglio davvero sapere. Quando vita e film diventano una cosa sola.

giovedì 23 agosto 2007

Dal Tramonto all'Alba

Non è il titolo di un film, ma il periodo che separa il ritorno dalla mia isola dalla partenza più rivoluzionaria della mia vita, almeno fino ad ora. Qualcosa che finisce e qualcosa che inizia. Sono molti i tramonti, ma spero che l'alba possa eguagliarli nella sua maestosità. Quella che vedete è una foto di un tramonto, in quel dell'Elba.
Sono ancora qui su questo blog, non so per quanto, nessuna spiegazione per ora...e per la verità per ora non voglio neppure parlarvi della vacanza.
Giorni di passaggio, preparativi infiniti. Come non mai sentimenti ed emozioni si sommano e sovrappongono in una miscellanea indecifrabile, la verità è che neppure io so cosa prevale.
Volevo che il vero argomento di questo post fosse un altro, e spero di non dilungarmi...come a dire...mettetevi il cuore in pace che qui facciamo notte...
Relativismo. Si, in fondo potrei racchiudere in questa parola un pensiero che da qualche mese mi si presenta e ripresenta di continuo, inquietandomi. Perché io ho sempre creduto in qualcosa, l'idea di dovermi impegnare e di dover lottare per ciò a cui tengo e per ciò che mi piace nella vita. Un'idea così fragile ed eterea. "Studiare per cosa?" Perché in fondo mi piace, perché mi da molto, perché probabilmente troverò un lavoro che mi stimola, e mi riempirà il portafoglio. Tante belle cose, sembra tutto così semplice e scontato.
Per me non lo è. C'è il relativismo, perché queste cose possono essere viste da un punto di vista diverso, molto diverso. Vedo lavorare tante persone vicino a me... e mi chiedo... “Ma è davvero questo quello che voglio?”. Perché vedo persone che magari tengono al proprio lavoro, che ne traggono ispirazione e soddisfazioni, ma sono quasi sempre lavori che riempiono giornate intere. Insomma a che servono i soldi, se poi ti manca il tempo? Se il tuo unico tempo, sono quelle due ore dopo cena in cui sei troppo stanco per fare qualsiasi cosa di creativo, per coltivare progetti, rapporti, quelle cose che ho sempre reputato in ogni caso più importanti del lavoro.
Probabilmente ragiono ancora con la mentalità di uno studente, in effetti ancora lo sono, ma quando quest'anno mi è capitato di lavorare giorni interi, senza quel tempo da dedicare a me stesso, io mi sentivo in credito di quelle ore; ma la verità è ben diversa, la verità è che è proprio quella, la normalità.
E poi vedo altre persone accanto a me, persone alle quali del lavoro o di impegnarsi per una posizione non è mai fregato nulla; ma vivono anche loro, e forse staranno studiando meno, o non studieranno per nulla, magari faranno per tutta la vita un lavoro che non piace, mal pagato e ripetitivo, ma vivranno, e forse il fatto di non impegnarsi permetterà loro semplicemente...di dedicarsi ad altro, a ciò che in fondo forse è quello che conta, persino per me...i rapporti.
Probabilmente è solo troppo presto, poiché non posso avere neanche una lontana idea di quello che farò del mio futuro, ma non posso fare a meno di pormi queste domande..."Sto facendo davvero la cosa giusta?" Partire per due anni, andare a studiare in Danimarca significa tante cose, significa voler cambiare conoscere, esplorare, rischiare, divertirsi. Eppure prima di tutto, è un modo per coltivare quel futuro, quel lavoro, che non sono certo sia davvero quello voluto.
Nel prossimo post tenterò di azzardare una risposta, intanto, a voi la parola.

venerdì 3 agosto 2007

Perchè 'Pigmalione'...

Prima di partire volevo sigillare questo istante, incidendovi segni indelebili, tra i flussi vorticosi di parole senza meta. Frutto di pensieri e sentimenti miscelati e sovrapposti; si sono dispersi in quell'istante ormai dimenticato. Ora ciascuno ricerca il proprio zenit.
Io spero. Spero che quando sarò sulla mia isola, quando sarò su una spiaggia o su quella cima e come ogni anno osserverò il cielo, rinnovando l'intimo segreto di quell'appuntamento con le stelle, troverò la mia strada. Ordine e chiarezza mi saranno restituiti. Il cielo piangerà sopra di me, mentre stelle scorreranno sulle mie guance, umide e salate come l'essenza stessa della vita. Quell'istante mi terrorizza, poiché sarò solo, eppure mi manca.
Sento che oggi finisce una fase di questo blog, e volevo solo rivelarvi, quella che è stata la sua origine nonché il suo scopo. Tanto ho atteso e il momento è giunto. Quando qualcuno mi ha chiesto per la prima volta: “ Perché 'Pigmalione' ”?
Il dolore aiuta la creatività, solo la noia la fa smarrire, o la fuga. Ora mi sento creativo e il blog è la dimora della mia creatività, sede dei miei esercizi mentali e stilistici. “Pigmalione” è il simbolo della dedizione alla mia opera, all'Arte tutta. Così è da quando Ovidio e chi prima di lui scrisse del re di Cipro. Pigmalione, lo scultore che si innamorò della sua creazione: una statua d'avorio raffigurante una donna, Galatea era il suo nome. Tanto egli amava la sua opera, sintesi di arte e realtà, che finalmente alla sua statua fu donata la vita, dalla dea dell'Amore in persona. Il suo cuore iniziò a battere i suoi occhi a brillare, il suo corpo a riempirsi di calore, di un'anima sensibile e di forti emozioni. Amore li avvolse.
A volte sembra davvero che sia il destino a disegnare la storia di un blog, e le vite delle persone. E forse vorrei che questa sia la mia favola, aiutare la mia statua di diamante, a sentire ed ad emozionarsi di nuovo, così come un tempo, come solo Lei sa fare.
Raggiungimi.

giovedì 2 agosto 2007

Prima di partire...

Cari lettori, il giorno della partenza si avvicina, la prima delle due partenze. Il 4 agosto, ad un'improbabile orario del mattino mi ritroverò incosciente nel pieno dell'autostrada, direzione Isola d'Elba.
Il ritorno è previsto per il 18 agosto, certo non sarebbe male poter posticipare, ma questa è un'altra storia. Per due settimane non scriverò, ne verrò a trovarvi, se non magari un giorno o due.
Sono passati quasi 10 mesi dall'apertura del blog, se ci penso mi sembra impossibile, sono passati davvero veloci. Volevo anzi scusarmi, perché negli ultimi due mesi sono stato molto evanescente, sia sul mio blog, che sui vostri. In verità no, non mi scuso, perché era esattamente ciò che dovevo fare, causa impegni e faccende varie. “Cos'è un blog?”, e “perché l'ho aperto?”...ancora una risposta non la trovo: mi permette di confrontarmi, e di creare, questi sono già due motivi importanti. Poi mi interrogo sulla natura dei rapporti che si instaurano tra bloggers e non me li so spiegare, forse servirebbe solo inventare una parola nuova...è strano vedere che a volte conoscono cose che neppure alcuni dei miei amici più intimi sanno, e poi di fatto non sanno nient'altro di me...
Queste incertezze mi fanno pensare, e se sono sicuro che dopo le vacanze tornerò a scrivere non sono certo di dove lo farò, da un po' di tempo penso di cambiare blog e di variarne anche i contenuti...inutile pensarci ora, in ogni caso vi terrò aggiornati.
Ho aspettato tanto queste vacanze, pensando che finalmente avrei potuto raggiungere ciò che desideravo di più. Al contrario questi giorni si stanno rivelando i più brutti, soffro sinceramente, e tutto lo svago non fa altro che alleviare una pena che comunque rimane. Mi sono lasciato coinvolgere e sono contento di averlo fatto, quando lo si fa le sofferenze sono sempre incluse, scritte piccole piccole tra le clausole dell'accordo. Tra noi e la vita. Spero che presto le cose cambino, che possa godermi la vacanza in arrivo anche se non è la vacanza che voglio. Confido che le cose si risolvano in un realissimo sogno, confido in Lei...

sabato 28 luglio 2007

Dottore in ingegneria

Sveglia ore 6.20. Erano un paio di mesi penso che non mi svegliavo a un ora simile...caffè...preparazione repentina...ma l'abbigliamento merita un paragrafo a parte...
Capitolo 1 - La Vestizione
Non volevo esagerare, anche se il vestito nuovo nuovo era lì pronto per ogni eventualità. Ore 6.40 devo proprio decidere...Vada per i jeans, non esageriamo. Jeans nuovi, un po' scoloriti, con leggere righe verticali, azzurri di quel colore che mi piace; di quel colore che non trovo mai, quello che avevano solo quei vecchi jeans vissutissimi, che qualche volta sfoggio tuttoancora. Cintura nera, liscia piuttosto semplice, una fibbia non proprio appariscente, l'avrei preferita più chiara; accontentiamoci. Camicia...si, quale? Bianca candida un po' sciancrata, colletto grande, e ragazze non me ne vogliate ma non vi so dire di più ...ok ma poi? Scarpe grigie...senza stringhe...di pelle, un po' cangianti...neanche pensavo di conoscere questi termini...tanto avrò sbagliato ad usarli...E lì potevo fermarmi...ma alla giacca tenevo proprio...allora giacca scura...
Prova specchio: non male davvero!
Capitolo 2 - La prova
Diciamo la verità, tutto organizzato malissimo. Aula divisa in due parti, e mentre a sinistra esibivo la mia presentazione in power point di fronte ai quattro professori della commissione, partivano gli applausi per la presentazione dei miei compagni, a destra. Dovevo essere il terzo, ma sono stato il settimo, la tensione cresceva...soprattuto cresceva l'agitazione al pensiero di quel momento, quando io mi sarei dovuto alzare, e allora il cuore sarebbe esploso, per calmarsi solo a presentazione iniziata. Arriva il mio turno. Mi alzo. Aspetto che il cuore inizi a pompare all'impazzata, e poi penso...niente? Davvero niente? Sono davvero tranquillo? Ma allora partiamo no? NO, vengo chiamato per le firme di rito. A quel punto l'agitazione era sparita. Vado? Partenza!
Buongiorno a tutti, sono Paolo Malacrida.... .... ....
La prima frase era la più difficile, dovevo presentarmi, ricordare di citare il mio compagno di laboratorio e soprattutto dire che l'attività di laboratorio era stata svolta presso il "laboratorio LASS del centro LNESS" di Como...uno scioglilingua insomma..soprattuto perché in prova, regolarmente partivo dicendo...”centro LASS” o “laboratorio LNESS” fregandomi completamente. E invece, perfetto, ragazzi perfetto, ho fatto una presentazione non solo senza errori, ma li ho travolti, sommersi di parole sparate a raffica un turbinio di frasi velocissime eppure perfettamente chiare e sensate. Connesse e logicissime. Intanto sondavo gl sguardi della commissione...all'inizio incuriositi...poi vedo comparire sorrisetti, segni di approvazione. Conquistati!
Poi un attimo di pausa, quegli applausi dall'altra parte dell'aula. E il mo sguardo non ha potuto non alzarsi, cercando la persona che non ci poteva essere, se non in una speranza di irrazionalità assoluta, ma tanto bella. Finisce la presentazione. È l'ora della domanda di rito o delle domande: qualche studente prima era stato messo in crisi, proprio dal mio relatore...invece? Una domanda semplicissima, o meglio..Un argomento di importanza secondaria, non esiste neppure una vera risposta: sto per dire qualcosa e il mio relatore si gira verso l'inquisitrice, le spiega qualcosa...di fatto la zittisce. APPLAUSO ... ESCO TRIONFANTE.
Capitolo 3 – Il Pomeriggio
Festeggiamenti un po' ovunque ...giro dei locali storici, con amici di tutti i generi...un po' di tranquillità...per conto mio... e per i miei pensieri..e poi di nuovo festeggiamenti... Io, sotto la giacca più scura di sempre, sotto il sole più caldo di sempre...ma qualche sacrificio ci tocca...
Capitolo 4 – La Proclamazione
Ore 17.00 dopo essermi sciolto e ricondensato svariate volte...Compaiono in un aula magna due professori...ricoperti da una seriosissima pesantissima toga nera...non penso ne siano mai più usciti pensandoci bene...i nostri nomi uno alla volta...seguiti dal voto tanto atteso...
...Malacrida Paolo... ....
Alla fine della cerimonia, un breve giuramento, ci alziamo in piedi e un flash mi butta di fronte alla realtà: “dottore in ingegneria”, ingegneria fisica. D'un tratto mille sentimenti, libertà sollievo, fresco, gioia, ma anche nuovi interrogativi, un nuovo mondo di fronte a quell'omino...piccolo piccolo, ma un po' più grande di prima...di fronte a tante possibilità...con una strada da scegliere, forse già scelta e un conto alla rovescia...
-30 giorni alla grande partenza!
Vi ho già annoiato abbastanza...sintetizzo la serata con un “festeggiamenti sfrenati”.
Insomma c'è stata la suspence? Dai ve lo dico...flashback...
Malacrida Paolo ... 110 Cum Laude

venerdì 27 luglio 2007

Discutendo la tesi

Domani anzi oggi la discussione della tesi, un altro passo verso un futuro incerto; domani, in verità penso fra un paio di giorni...continuerò questo post con le impressioni post laurea.
La sera prima... Non mi sento agitato in questo momento, sono tranquillo direi. Eppure domani sarà inevitabile quel sussulto, quell'attimo in cui il cuore pompa fortissimo e desidera esplodere...per poi quietarsi solo dopo, a presentazione già iniziata...Però mi avvicino a questa tesi turbato, gli ultimi giorni sono stati i peggiori di quest'anno...dover correggere la presentazione in una notte e andare a dormire alle 7.20 non aiuta...neppure poi svegliarsi alle 9.20. Eppure siamo arrivati fin qui e quindi che dire se non il titolo dellacanzone di oggi: "Show must go on"

giovedì 19 luglio 2007

Due per uno

Non ci avrete mai fatto caso, ma i miei ultimi post appartengono tutti alla sezione "riflessioni" o più spesso "suggestioni", qualche volta "cinema", in ogni caso sono le categorie meno impegnative perchè mi permettono di dire quello che penso, quello che sento, senza lunghi ragionamenti; quelli sono rivolti alla tesi, approposito, è giunto il momento di dirlo in sede ufficiale, salvo cataclismi megagalattici il 27 luglio sarò laureato. Potrò farmi chiamare Dottor Pigmalione, che dite? Non piace a me neppure...
Il mondo intorno cercherà di convincermi che si tratta di un grandissimo risultato, a volte riuscirà nel suo intento. La verità è che più spesso non lo avvertirò come tale, altre le cose cui davvero tengo.
Potrei vederlo così questo periodo, forse come un po' tutta la mia vita...Come quella di una persona che tira respiri lunghissimi assoparando un' infinità di profumi, ma senza avvicinarsi all'unica essenza realmente desiderata. Chissà poi di che si tratta...
Queste serate? Grandioso per carità, bello sentirsi liberi anche senza esserlo, giocare a tennis e vincere ancora, una doccia fredda e di corsa alla solita festa universitaria del mercoledi sera. Due per uno. Due cocktail al prezzo di uno. Un paio di granite alla fragola, con il peggior succo alla fragola che mai ho provato. Unica consolazione del fatto che non ho nessuno a cui offrirlo. Respiro a fondo quando vedo quell'esercito infinito di amici più o meno intimi in quel locale; tutti che si stringono, spingono, solo per poter dire di aver respirato più a fondo.
Poi mi accorgo di respirare solo vuotezza.
Tutto bene, ci mancherebbe. Mi diverto e la vuotezza mi fa respirare, mi tiene in vita.
Intanto il tempo passa, si avvicinano quelle date scolpite per sempre nella mia carne, incise nel diamante, tatuate sul cuore. Mi chiedo: "Cosa devo fare per prepararmi a quelle date?". Forse è una domanda insulsa, ma continua a tornare...
Sembra che la mia vita sia un complicatissimo puzzle, vorrei che qualcuno mi insegnasse a comporlo, ma riesco solo a mettere insieme due pezzi ogni tanto. Lontana la visione del soggetto, del mio obbiettivo. Qualche volta forse mi illudo di scorgere in quei pezzi qualcosa, idee che muiono sul nascere. A volte mi sembra di aver trovato il pezzo mancante, in questi giorni mi sforzo un po', e a furia di insistere il pezzo entra; ma c'è poco da fare, non è quello il suo alloggio, e allora tanto vale ricominciare a cercare.
E per la cronaca, non fidatevi delle docce fredde, non ho mai sentito così caldo come ora.

mercoledì 4 luglio 2007

Il favoloso mondo d'Amelie

Qualche giorno fa....
Poco tempo fa, pensavo alle piccole cose e al contempo pensavo a tutte le volte che penso alle piccole cose, in un originale circolo vizioso, purché sempre più piccolo, come una spirale. Al centro della spirale, la consapevolezza di quanto sono magiche, e importanti.Ogni volta che ci penso subito mi si dipinge nella testa un'immagine. Luglio 2001, cinema di Albenga, detesto non ricordarne il nome. Il Favoloso Mondo di Amelie. Non ricordo molto bene questo film; girovagando tra i vostri blog ho visto che è piaciuto a moltissimi di voi, sinceramente non mi aveva impressionato: so che lo ricorderei meglio se mi avesse impressionato. E questo è un teorema, per i film che guardo io. L'immagine che mi è rimasta scolpita invece, è quella in cui Amelie passava di fronte al fruttivendolo. Era un fruttivendolo?
Mi ricordo il suo segreto, furtiva infilava la manina in quei cesti, contenenti quei legumi, mi pare proprio fossero legumi, ma non è importante: così tanti, così piccoli, ciascuno uguale al suo vicino, eppure tutti diversi. E lei tastava quel mondo ignoto, forse inaccessibile a tutti gli altri. Chiudeva gli occhi. Quella manina girava, rigirava, si contorceva, disegnava spirali anche lei, alla scoperta di quell'universo infinito, tutto racchiuso in un cestino di legumi. Ogni granello era un mondo a sé stante, con le sue montagne, le sue valli, i suoi fiumi, persino le sue persone. E chissà, forse tra i miliardi di abitanti di quel granello ve ne era uno un po' particolare: un regista, che magari un giorno deciderà di girare un film, o magari lo ha già fatto millenni or sono, e in quel film vi sarà una fanciulla. Una ragazza orgogliosa e felice di vivere le sue piccolissime cose, di infilare la manina in un cesto di legumi. Magari in quel film avrebbe avuto un altro nome, magari Andromeda. E forse ne esistono infinite di Amelie. Di una cosa sono certo: quei legumi, sono le cose più piccole che mi vengono in mente, e per lei erano le più grandi, e le sensazioni che provava, indescrivibili. Un senso di tale sublime grandezza, contenuto in una personcina così piccola, scaraventata di fronte all'infinità di infiniti microcosmi, tutti contenuti in un fagiolo.
E tutto questo era per dire che nel mio piccolo, sono proprio queste le impressioni che ho avuto. Qualche giorno fa...Ho rimesso piede in un campo da tennis, sarà stato un anno che non ne toccavo uno, “toccavo” proprio fisicamente, lo tastavo, immergevo le dita in quella terra rossa, come il sangue, come il sole, come il cuore, come l'Amore. E sentivo i granelli scorrermi fra le dita, riempirne ogni insenatura, rendendole perfette, tonde. Da quelle mani niente sarebbe più potuto scivolare, quello che desideravo, per un attimo, per un infinitesimo istante, era tutto lì, a portata di mano, bastava afferrarlo. Nessuno avrebbe potuto portarmelo via, non da quelle mani, non da quelle dita.
Ora potrei andare avanti; sarebbe tutto inutile. Scrivere e scrivere nel tentativo favoloso di condensare una lenticchia in una pagina di un blog. Impossibile. Preferisco fermarmi qui, perché sta a voi coltivarvi la vostra pianticella, trovare i vostri semi, e se lo fate...D'accordo, la vostra vita sarà un minestrone, ma almeno...mi avrete capito.

mercoledì 27 giugno 2007

Stanotte vorrei...

Stanotte vorrei scrivere; si scrivere come non mi concedo di scrivere da mesi forse, con la più assoluta e svincolata libertà che mai mi sono concesso, come poche altre volte ho voluto fare. Scrivere all'impazzata, guidato da una fantasia il cui nome ingannevole porta a pensare a qualcosa di gioioso, mentre la fantasia di stanotte è la fantasia della passione furente e inarrestabile, del tormento e della preoccupazione. Nessun vincolo barriera ostacolo muro, perché se qualcuno tentasse di erigerlo verrebbe spazzato via dalla furia ingiustificata e senza senso di questo istante.
Stanotte vorrei gridare, gridare più forte che posso, una poesia una canzone, un nome. Trovarmi in un luogo all'aperto; però, per una volta circondato da nessuno, assolutamente nessuno. Ovunque il vuoto, nessuna anima che possa rispondere, nessun muro che possa essere specchio per le mie grida. Nessun muro, e neppure il pavimento, un me stesso fluttuante nell'etere eterno, così che la mia voce possa giungere all'infinito senza alcun ostacolo, fino a raggiungere Dio; perché forse, si, forse vorrei tornare a dialogare con lui. E forse vorrei arrendermi a un senso del tutto preconfezionato.
Stanotte vorrei fermarmi, guardare al passato. Erigermi al di sopra di un altare, anzi no, meglio una torre di Babele. Da lì guardare indietro, fino alle origini; dimenticarmi del futuro e concedermi attimi di sola purissima malinconia. Un sentimento che mi estranei da tutto commuovendomi all'inverosimile, facendomi piangere e infuriare. Riscaldandomi della coperta di quelle cose accadute, quei sentimenti provati, certezze che sono state, e mai, mai, mai potranno cambiare. Ma allo stesso tempo...e si.. scrivo un “MA” dopo il punto, perché questo desidero stanotte, essere libero finalmente di scrivere quel MA dopo quel punto, è da una vita che lo desidero e l'ortografia non lo permette, ma io voglio esattamente quel MA dopo quel punto... perchè io finisco un argomento e poi dico qualcosa che è l'esatto contrario...e ci vuole un MA, un fortissimo MA e nient'altro può sostituirlo. Dicevo...Ma allo stesso tempo voglio guardare al futuro, concentrarmi su di esso, sempre dalla cima di quella torre, ma stavolta, prenderei in mano una gomma, o meglio uno di quei cancellini per le lavagne, e piano piano cancellerei ogni pagina di quel passato, per guardare al futuro e lui soltanto, senza il peso di alcuna responsabilità, senza la gigantesca coscienza di me stesso, senza ricordi.
Stanotte vorrei dividere questa notte in mille notti, perché finalmente vorrei avere il tempo per fare tutto ciò che vorrei fare stanotte. Voglio una notte per scrivere, tutta notte, scrivere un racconto frutto della mia appassionata fantasia, finalmente vera letteratura. Vorrei una notte per leggere un libro, un libro di filosofia, e lasciare vagare il pensiero, lasciare che esso venga suggestionato da quelle frasi che trascendono il cosmo. Vorrei una notte per leggere il Faust, una lunghissima notte. Vorrei una notte per andarmi a trovare il libro “Cos'è la matematica” , libro che in un passato non rintracciabile mi fu consigliato e che sempre avrei voluto leggere ma mai lo feci. Vorrei una notte per dipingere, una per nuotare in mezzo al mare, una per pattinare, una per imparare a cavalcare, una per giocare a tennis, una per darmi alla fotografia, e forse mille notti non basterebbero.
Stanotte vorrei parlare, parlare con tutte le persone che conosco, dalla prima all'ultima, componendo dialoghi mistici. Dialoghi in cui anche alla persona più lontana e meno conosciuta, confiderei fino all'ultima parola ogni singola cosa, buona, cattiva, stupenda o terribile che penso di lei. E da questa notte pretendo che tale persona faccia lo stesso con me, così che in una singola notte si possa fare chiarezza, quella chiarezza che di fatto non ci sarà mai per una vita intera. Il legame più cristallino e sincero che possa esistere. E da domattina tutto potrebbe cominciare da capo, in una storia che non si è mai vista, e chissà se ci piacerebbe.
Stanotte vorrei averla con me, trascorrere la notte con Lei. Ma ora mi rendo conto che è il momento di finirla, devo smettere di scrivere. Perché mi sono reso conto di una cosa: mi ero sbagliato, esiste un muro che persino ora non voglio valicare, quello della nostra intimità, quello che erige Lei. Troppo preziosa quell'intesa segreta, non intendo profanarla.
Buonanotte gente, la mia non lo sarà perché di tutti questi desideri, ne esaudirò soltanto uno. Pardon, a pensarci bene, neppure quello.

giovedì 21 giugno 2007

Grindhouse

Because it was a fifty fifty shot on wheter you'd be going left or right. You see we're both going left. You could have just as easily been going left, too. And if that was the case... It would have been a while before you started getting scared. But since you're going the other way, I'm afraid you're gonna have to start getting scared... immediately!
D'altronde Tarantino l'ha detto; ora io non ne conosco il motivo, ma funziona sempre così, ci si può credere o meno, ma quando si chiede a un artista una spiegazione sulle sue opere, tutti ci aspettiamo chissà quali dissertazioni filosofiche, loro regolarmente ci stupiscono con sentenze di raffinata banalità, così Tarantino giustifica le sue opere con uno sconvolgente: “A me gli altri film annoiano”.
Una cosa è certa, Grindhouse non annoia, mai; ma le cose non finiscono qui, la parola Grindhouse si riferisce ai tipici cinema all'aperto degli States, cresciuti a centinaia negli anni settanta, ma non cinema qualsiasi: i film riprodotti erano famosi per la loro scarsa qualità, volti a stupire più che altro, scene horror, thriller, agli estremi del trash e dello splatter, violenza, sesso, la facevano da protagonisti. Insomma il loro obbiettivo era attirare gente, quasi prestando una maggiore attenzione alla pubblicità che non ai contenuti, Tarantino prende tutto questo e lo rielabora, lo innalza ai vertici del cinema mondiale, concilia la raffinatezza con il grottesco. Non a caso di Grindhouse sono usciti svariati trailer, molti dei quali falsi, del tutto scorrelati dalla trama e certamente stupefacenti: per avere un'idea vi consiglio di vedere questo e il sito ufficiale .
Andiamo con ordine, riprendiamo da principio, tutto nasce in una sera, Tarantino che porta a casa di Robert Rodriguez i poster di alcuni vecchi film; per chi non conosce quest'ultimo regista, si tratta dell'autore di “Dal tramonto all'alba” e "Sin City”, nonché amico e spesso compagno di lavoro di Tarantino. Mi immagino la scena meravigliosa, due amici che sorseggiano birra, o magari un Four Roses, guardando quei poster di film come “Rock tutta la notte” e pensano: “Ho sempre desiderato fare un film doppio”, “Che sia!”. Così nasce Grindhouse, diviso in due capitoli: “Death Proof” diretto da Tarantino e “Planet Terror” di Rodriguez. Di certo, non sapevano che quel mondo della pubblicità, cui loro stessi facevano richiamo, avrebbe fatto si che in Italia queste due parti comparissero separate, sacrilegio; così che non potrò parlare di altro, se non del film di Tarantino, anch'esso dviso in due episodi. Poco conta il soggetto, tutto sommato simile nelle due parti: uno stuntman dall'originale nome di Stuntman Mike (il mitico Kurt Russel) che trova gusto nell'uccidere... o tentare di uccidere..., delle ragazze indifese... o un po' meno indifese...
Quanto al mio giudizio, vi dirò, non è così scontato come per altri film di Tarantino, meglio, diciamo che ho preferito il primo episodio, forse perché più simile a film precedenti di Tarantino, non so, la sua prima storia mantiene una certa unità strutturale, una sua completezza nella sua assurdità; la seconda.. è anch'essa coinvolgente, ha ritmo, stile, ma davvero non ha senso, o forse devo solo pensarci ancora un po' su...

giovedì 7 giugno 2007

Processo a me stesso

Ore 14.45. Il secondo treno di oggi è in ritardo, il primo era stato soppresso, ore prima, da una qualche innominabile forza oscura.
Lo so, non ci crederete, in effetti fatico a crederci anche io, ma a volte capita persino a me, e SBAGLIO. Non sarebbe cambiato molto forse, e forse il tribunale della mia coscienza, persino da quel suo insindacabile e irremovibile rigore, da quella sua statuaria durezza, mi avrebbe riconosciuto qualche attenuante. Mentre io, avvocato difensore, mi sarei potuto lanciare in una immotivata apologia di me stesso, alla ricerca di un capro espiatorio innocentemente inesistente.
Eppure l'orologio segna le ore 15.03 e guardo la pioggia che commossa accarezza il metallico corpo e gli occhi vitrei di un insensibile treno.
Avanti il primo testimone... è decisamente l'ora di scendere dal piedistallo, io, la mia coscienza, e perché no, anche il capro, che tanto non esiste. Confesso! Ho sbagliato a pensarla in quel modo, mentre gli esami e i laboratori mi stringevano in una morsa, a pensare “Non è il tempo”, a pensare “Resistiamo e aspettiamo; che il momento della libertà ritorni”,“Rimandiamo a dopo, tutto!”.
Non bisogna mai rimandare, anche quando ti sembra di non poter respirare in una giornata, troppo piena, troppo asfissiante. Non bisogna mai rinunciare alla propria vita, quanto di più prezioso, al proprio tempo, alla propria creatività. Anche se potremo volare con la nostra mente che guida il nostro corpo, solo per pochi minuti, unici istanti di soddisfazione in una giornata piatta e noiosa. L'importante è lottare per quei minuti...ma rimandando, ho rinunciato.
Ore 15.12. Rumori, musica! Nascosti entrambi dall'insistente vociferare di quella gente sconosciuta, su quel treno.
TOC TOC
“Silenzio in aula!”
[...]
“Ma forse il corpo ha bisogno di quel riposo, di una pausa. Perché no di rimandare, la mente non deve far niente, per un po', solo dopo potrà riprendere!”
“Obiezione!”
[...]
Ore 15.16. Il treno rallenta, sta per arrivare. Eccola, la stazione e insieme, l'ora del verdetto.
[...]
La giuria dichiara l'imputato: “Colpevole”.
[...]
L'udienza è tolta.
TOC TOC

giovedì 31 maggio 2007

Vi Presento Joe Black

Quale migliore ritorno alla libertà che non scaraventarsi su un comodissimo divano per godersi le sublimi immagini di un film troppo a lungo negato. Prima negato dai mille esami incombenti, poi da un laboratorio che mi ha assorbito quasi completamente. Le cose d’ora in poi, dovrebbero andare meglio.
Vi Presento Joe Black, e io ve lo presento, filtrato dalla mia vista un po’ folle e certamente distorta che ormai molti di voi hanno saputo conoscere, magari qualcuno, persino apprezzare. E poi per così dire, l’avevo promesso ad una di voi…Che dici mi son fatto aspettare Gingerina?
Veniamo al film. Una storia d’amore che ho apprezzato e gustato fino in fondo, nonostante la sua eccentricità, nonostante l’amante, in questo caso, non fosse niente meno che la Morte, personificata in Brad Pitt. Insomma il film mi è piaciuto, splendida realizzazione di non uno ma ben tre sabati sera, come a dire: ho tanto tempo libero ultimamente…E quelle scene d’amore sono incantevoli, sensuali e coinvolgenti come poche altre, una passione tanto reale e tangibile. Corpi intrecciati che palpitano all’unisono,come una cosa sola.
Tuttavia trovo che il film abbia qualche limite, soprattutto un po’ di incoerenza, d’altronde il compito non era facile, perché un personaggio come la Morte è un personaggio difficile da trattare; arduo ottenere un film che mantenga un significato, con un protagonista il cui significato è così fragile. Perché nella mia, ma penso anche nella vostra cultura, il personaggio della Morte non esiste, ad esso non è ricollegabile nessun canone, nessuna regola, nessuna tradizione. Scegliere la Morte significa non porre limiti alla creatività, ma questo significa quasi sempre perdere il significato e l’organicità della creazione.
Il risultato? A mio parere ci sono almeno un paio di scene che decisamente stonano, hanno poco senso, se non quello di concludere in qualche modo il film.
Riconosco tuttavia un grande merito, e su questo volevo spendere due parole, mi ha fatto sorgere una domanda: “Possibile lasciare una persona che si ama? È possibile farlo per il suo bene?" Domande scottanti quando in fondo mancano tre mesi alla mia partenza, alla mia sempre paurosa partenza. Che poi sono due domande, ma prima della mia risposta, vorrei sentire la vostra…

domenica 13 maggio 2007

Una recita sul lago

Presente, passato e futuro si sovrapponevano armoniosi su quella passerella, mescolati da un’aria fresca, a volte pungente, sempre presente nei ricordi di quel luogo.
Non ieri sera; persino l’aria si era quietata a salutare il nostro arrivo, rendendo la serata perfetta, stimolante, godibile e romanticissima. Arrivati tardi, come sempre, non si può proprio dire che sia semplice trovare parcheggio a Como, ma la fatica viene sempre premiata. L’unico prezzo da pagare è una prolungata camminata, ma quando ci si vede circondati da ville monumentali, giardini disseminati di aiuole curatissime, accanto a maestosi alberi centenari, la camminata si fa passeggiata, piacevolissima e suggestiva. Una sfilata di insegne colorate ci accompagna nel nostro percorso, invitandoci a provare le dolci meraviglie delle vetrine; chi non riesce a resistere a una granita, chi a un frappè, o a quelle bizzarre costosissime coppe di gelato, estasi di fresco piacere.
Ad un tratto, eccolo spuntare, il lago. E finalmente quella passerella cerimoniale: la percorriamo con passi ritmati, emozionati, quasi solenni nel voler celebrare qualcosa che non ci è dato sapere. Ospiti di una festa segreta che abbiamo saputo rendere nostra, pur conservando la dovuta riverenza verso tanto splendore. Alle nostre spalle, le luci di una città ancora vivace nonostante l’ora tarda, illuminata di una luce calda e struggente; ma di fronte a noi, come descriverlo?
Mi sentivo un attore, minuscolo puntino al centro di quell’immenso anfiteatro di monti fiammeggianti, come se un pubblico di miliardi di persone in quell’istante potesse vedermi da lontano, scorgendo a stento il mio corpo, ma fissando ogni emozione del mio cuore, ogni espressione, ogni impercettibile pensiero. Un pubblico di misteriosi personaggi che forse non conoscerò mai, se non per la mia commozione, nel vedere loro stessi commossi, mentre pensavano solo a me e a me soltanto. Perché quei monti piangevano lacrime di fuoco in quel baleno, lacrime di luce indirizzate a me e a me soltanto, e quelle fiamme scorrevano giù senza posa, agitate dalla scalpitante superficie di quel lago che faceva dei riflessi il suo gioco notturno.
Cosa avranno visto dentro di me quegli attenti osservatori? Sconosciuti, eppure commossi. A chi pensavo in quel momento di magia?

domenica 6 maggio 2007

Lo Smorrobrodo

"Come in quel sogno di un tempo la cui memoria è ormai sfumata, osservavo quel vento visibile e denso che a flutti invadeva la mia valle come tempera sul quadro di un artista; un turbinio di rigagnoli colorati tingevano quel mondo che mi fissava interrogativo: cosa farai della tua vita fluttuante? Questa la domanda di un mondo inginocchiato ai miei piedi..."
Cosa sarà della mia vita non lo so ancora, ma il colore del mio prossimo futuro l’ho scelto. Il colore della Danimarca che mi ospiterà l’anno prossimo. E se ieri ero turbato da questi giorni di studio di esami e di laboratori e di tesi e di impegni a non finire, oggi vedo l’ordine più grande delle cose, di un futuro che è nelle mie mani e sul quale posso davvero operare…libero arbitrio! Allora scusatemi se per un po’ di giorni non potrò venirvi a trovare spesso come un tempo, io ci sono e soprattutto tornerò!
Allora vi lascio solo alcune frasi vagamente ironiche che ho trovato sulla cucina Danese...o.o
"Premesso che la Danimarca non è certo una metà di gite gastronomiche (incominciamo bene...), esistono tuttavia una serie di piatti tipici molto gustosi (potevano dirlo alla fine che ci facevamo una risata…), anche se relativamente costosi.
La colazione è il piatto più abbondante, con uova, pesce e salumi (dimenticavo…non mi piacciono le uova…).
Lo smørrebrød (ditemi voi se si può mangiare una cosa con un nome del genere...letteralmente SMORROBRODO...) è il piatto tipico del pranzo: consiste in fettine di pane di segale guarnite con aringhe (si entra nel "paradiso delle aringhe"...lo ammetto si è conteso l'onore del titolo insieme allo smorrobrodo...), carne affumicata o salmone.
Viene accompagnato di solito con uova sode (tanto per cambiare…), insalate, cipolle o barbabietole. Esistono molte varianti di questo piatto, che viene servito in modi diversi sia dai grandi ristoranti che nei bar.
L’aringa, sild, è presentata in innumerevoli modi (sono arrivati alle minacce...), tra cui il platte, grande piatto freddo con aringhe, filetti di pesce, polpette di carne e formaggio.
Il wienerbrød è il dolce tipico danese, a base di pasta sfoglia, pasta di mandorle e cannella (ma personalmente dubito che non compaia l'aringa...). Molto buono ma di difficile digestione! (Non potevano fermarsi a “molto buono” dico io??…che dire, un saluto a tutti, vi manderò uno smorrobrodo surgelato dalla Danimarca...)"

sabato 28 aprile 2007

Non solo Carpe Diem

Scusatemi, oggi scrivo qualcosa di completamente inatteso, soprattutto chiedo scusa a Giulia, che non ho ancora avuto modo di sentire…Scusami Piccola…perché oggi citerò il tuo ultimo commento, spero che tu non me ne voglia…Altrimenti cancello tutto subito…Però ti devo soprattutto ringraziare, perché come sempre sai pensare, e fare pensare...ma come... ora pensi anche tu?? Davvero?? Siamo proprio una bella coppia o.o
“Mostriciattolo adorabile, la tua sensazione è comprensibile. Mi ritrovo molto nel tuo stato d'animo, totalizzante, devastante. Mi ritrovo a fare i conti con il Signor Tempo, un Signore così perfido, a volte, che ti verrebbe da sopprimerlo. Ma non puoi. Il Tempo c'è, e siamo tutti soggetti a Lui. Allora possiamo comportarci in due modi differenti. Possiamo cercare disperatamente di stargli dietro, o possiamo alienarci dallo stesso, come se ci scivolasse addosso. Come per non volerlo percepire. Volando, come gabbiani, sopra le cose del Mondo. Entrambe le soluzioni sono autodistruttive però e la sola cosa da fare è vivere il Tempo, ma dividendolo in tante minuscole parti infinitesimali. Infiniti piccoli Tempi. Allora ogni cosa che fai, sarà relativa al suo piccolo Tempo. Ed allora sentirai di poterlo vivere con serenità, di essere soddisfatto di tutto ciò con cui lo investi, di credere fortemente in te, nelle tue capacità e qualità. Ed infine, non sarai più "senza tempo".. Mai, mai più. Un bacio oltre il Tempo”
by Giusmile84

Il tuo commento è bellissimo Marsupiale Giulia ...Sai...la penso come te, ma fino a un certo punto anche stavolta. Un po' di tempo fa ero stato quasi sul punto di scrivere un post, l'avrei intitolato qualcosa come "Non solo Carpe Diem", non solo cogliere l'attimo, già io la penso così... Io trovo che negli ultimi anni...diciamo pure decenni, anzi diciamo che in fondo è una cosa che ci portiamo dietro ancora dal romanticismo ottocentesco, il Carpe Diem è stato un po' sopravvalutato. Siamo talmente affascinati da questi “sentimentoni” che ci trasmettono nelle pubblicità, ma anche in tutti quei “filmucoli” senza infamia e senza lode che ci sorbiscono, che siamo un po' condizionati.
La verità è che esiste un'altra via, un altro modo di rapportarsi al Tempo, forse nel tuo commento presupponevi che questo altro approccio dovesse per forza degenerare in uno degli altri...forse per questo non l'hai citato, ma per me è doveroso aggiungerlo. Ci si può rapportare al Tempo facendo progetti, guardando al futuro insomma. Un futuro che dipende dal presente, da tutto quello che verrà, ma in questo senso il Tempo lo si anticipa, lo si prende per le corna, lo si doma, per quanto possibile. E in parte è quello che sto facendo io, progetto di dare questi esami, di laurearmi, di andare in Danimarca, e tu sai cos'altro...;-) In questo senso il Tempo non deve essere per forza un nemico; non so che rapporto tu abbia col Tempo, ma secondo me dovresti cercare anche tu di fartelo amico...
"Come dicon tutti il tempo è, l'unica cura possibile, solo l'orgoglio ci mette un po' , un po' di più, per ritirarsi su..."
by Max Pezzali & 883

Insomma io penso che nella vita sia giusto concentrarsi su quei piccolissimi infinitesimi attimi che viviamo, è l'unico modo per godere le emozioni vere, le piccole cose, quelle che rendono speciali le nostre giornate, quelle che rendono speciale una notte, una parola...
Ma non possiamo accontentarci di vivere attimi, abbiamo una vita da vivere, e io trovo che sia un po' codardo vivere solo attimi, ogni tanto è giusto lanciarsi in qualcosa di più grande, qualcosa per cui tu possa anche essere ricordato, per cui tu possa superare il Tempo, e solo un progetto può permetterlo...e questo è rischioso perchè se fallisci non avrai perso un attimo, avrai perso una vita...ma è sempre così...non si può mai vincere senza giocare, senza aver prima rischiato di perdere, e io voglio rischiare, se è la via che può condurmi alla vittoria, Pigmalione vincitore del Tempo...suona bene no?
Giulia...Ti voglio bene, notte tesoro ;-) e sconfiggi il tuo Tempo!
PS. questa cosa la dico un po' a caso...non ho prove, ed è solo un'idea...ma quando sento comparire tutte queste assurde vicende tra ragazzini, bullismo e quant'altro...io penso che una spiegazione sia proprio questa... insegniamo noi da decenni a comportarsi cosi...lo insegniamo noi.. a fregarsene delle responsabilità e del futuro, a fregarsene dei progetti costruttivi, insegniamo a vivere alla giornata...insegniamo loro a godere dei loro attimi...loro non fanno altro che prenderci alla lettera...ma questa è anarchia.
Grazie Giulia...un Bacio anticronologico

giovedì 26 aprile 2007

Sospeso

Oggi mi sento sospeso, circondato da cose incompiute e incerte, non so dove mi porteranno, non so se sono sulla giusta strada, so solo di essere su una strada e di percorrerla...
Sono sospeso perché aspetto notizie dalla Danimarca, ve ne parlo da mesi, e quando in uni mi avevano preso, ero ormai sicuro di partire, non lo nego... Senza contare che mi avevano fatto credere che il consenso dell’università danese fosse una formalità, poi mi danno un…"cinquanta e cinquanta” di possibilità… e ora? Sono qui che leggo e rileggo l’email che mi avevano mandato e quella frase indelebile…”ti faremo sapere entro il 27 aprile”, domani! E ancora nessuna risposta, mentre a un mio compagno è arrivata la conferma 10 giorni fa…
E poi si avvicinano gli esami, ne avrò tre tra l’8 e l’11 maggio, significa che sto studiando e tanto… non è il peso dello studio il problema, quanto lo stare sospeso, perché non riesco ad essere propositivo, so che il tempo che trovo lo devo dedicare a quello. Questo mi pesa, non trovo il tempo per inventarmi qualcosa, lanciarmi in qualche nuovo progetto, e aspetto…aspetto tante cose…aspetto di non avere più corsi, di essere libero, di poter andare dove voglio, di raggiungere le persone che voglio… Aspetto e l’attesa mi pesa, ma il mondo vuole che aspetti ancora…sospeso...

venerdì 20 aprile 2007

L'alba della robot hera

Oggi sono vagamente sul nervoso andante ve lo dico…colpa di un pomeriggio buttato…no non tutto, una nota dolce c’è stata, ma dovevo studiare, dovevo dare due ore di ripetizioni, cosa che già non sopporto in un periodo in cui pomeriggi liberi, non esistono. Se poi per odiosi motivi ti ritrovi alle sei e mezza a scrivere sul blog, senza aver studiato e senza ripetizioni, concedetemi di innervosirmi un po’. Driiin. Suona il campanello...ma chi è a quest’ora? "Dovete cambiare la serratura?" "Ma vi aspetto da 3 mesi! Ora? Dico ora dovete venire?"
Torniamo a noi, alla Robot Hera, ci stiamo davvero trasformando in un branco di robot deambulanti? Non so, io non ci credo, non ci vorrei credere, ma forse quando film come Matrix o Terminator ci avvisavano di star attenti, non si riferivano a esseri metallici in carne e ossa…forse la paura dei robot era solo la paura di noi stessi…Cosa me lo fa pensare? Solo due eventi tra tanti…
* Alcuni di voi lo sanno, due settimane fa è stata operata mia madre, non vi ho avvisati qui, non era nulla di grave e ok, ma il trattamento che ha subito? Degno di un robot! Possibile stare in un ospedale per tre giorni, venire operati in anestesia totale, e non sapere neanche chi ti opera? Doveva essere il medico della visita, doveva poi essere il primario, alla fine? Uno sconosciuto, uno sconosciuto con le sue dita di plastica dentro di te. E venire una volta a trovarti in camera? Per sapere come stai, se ci sono problemi, complicazioni, un controllo…Niente. E dopo tre giorni, a casa, senza una parola, perché il letto deve esser libero per il prossimo robot, come in un’ immensa catena di montaggio. E quando sei a casa e non ti senti bene? Se hai bisogno di una parola, di un consulto, di una rassicurazione che vada al di là di quell’unico controllo prefissato? Sei pregato di fissare un appuntamento, pagare, aspettare; aspettare mentre tutti arrugginiscono intorno a te.
* E poi ci sono io, ieri, dovevo andare ad un appuntamento con una professoressa, per parlare dei corsi che terrò in Danimarca, se finalmente mi daranno la risposta definitiva. Entro nel suo ufficio, mi chiede: “Chi sei?”, ma come chi sono, le ho chiesto un appuntamento da una settimana, è stata lei a dirmi di venire, di venire a quell’ora, e non ha neppure un minimo di interesse per vedere chi si troverà di fronte? Non dico ricordarsi il mio nome, si perché io ho un nome, non un numero, ma almeno di avere un’ idea, un ricordo dei motivi per cui sono venuto, niente. Le ho parlato per un quarto d’ora dei miei problemi e lei? Non aveva neppure capito di cosa si trattava. Neppure si ricordava di avere un appuntamento…
Insomma ma dove stiamo finendo? Spero solo che lavoro, fama, prestigio e successo non mi facciano mai rinunciare ai rapporti personali, altrimenti rinuncio! Rinuncio ora, subito! Rinuncio a tutto! Vado a lubrificarmi un po’….

domenica 15 aprile 2007

City of angels

Qualcuno indovinerà a chi è dedicata questa recensione…Una descrizione difficile, perché stavolta non posso dire di amare molto il genere; soprattutto sopporto a stento le trame eccessivamente rassicuranti e ovattate, spesso mielose, dei film religiosi; troppo fantastici, ottimistici e lontani dalla realtà. Sbagliato! Questo film ha il pregio di non cadere mai in questo errore; è vero, ci sono gli angeli, ma non hanno ali, non sono luminosi, anzi sono neri, rigorosamente vestiti di nero; i loro sentimenti sono umani.
Può un angelo rinunciare alla propria immortalità per amore? Il film proverà a dare una risposta, portando a riflettere su un tema scottante della religiosità, un tema che sento particolarmente vicino, il libero arbitrio. Non è questo tuttavia il centro del film, il centro sono le sensazioni, e i sentimenti. Volete sapere se mi sono commosso? Vi lascerei delusi; certo, il film è impregnato di sentimenti forti, un' intensa tristezza, anche di dolore, ma non mi sono commosso; spesso mi commuovo, ma quando si parla d’amore tutto diventa più difficile, trovo che quelle scene siano troppo intime e personali per potermi immedesimare, per poterle assaporare di persona.
Nessun rimpianto! La grandezza e la tenerezza del film stanno ancora altrove. Nella magica descrizione di quelle sensazioni che un angelo non può provare; da questo ho da imparare! La capacità di descrivere con umili parole, l’infinità delle percezioni che provengono dai nostri cinque, solo cinque, sensi. Meraviglioso mistero.
Così diviene speciale e unico il sapore di una pera, ma più di tutto diviene speciale il calore, quella sensazione che solo due persone che si amano possono scambiare, quel calore che io stesso vorrei provare, vera e unica estasi dei sensi; perché i protagonisti del film sono proprio loro, i sensi.

mercoledì 11 aprile 2007

Memorie di un'escursione in montagna

“Quel ramo del Lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi…". Quello stesso ramo che mi ha ospitato ieri, quello che ispirò Manzoni, insomma la meta della mia colorata gita per Pasquettina. Il mio racconto non sarà una serie di cronologici eventi, quanto una serie disordinata di emozioni e suggestioni…
Verde, come i ramarri che non avevo mai visto, e che non sono insetti! E che ho rischiato di dovermi mangiare se non mi fossi deciso a portare i panini.
Comode, nonostante tutto, le mie scarpette leggere leggere, portate nella convinzione che ci aspettasse solo una tranquilla e serena passeggiata, quando invece il sentiero è presto stato sostituito da un’angusta passatoia rocciosa, talvolta interrotta da scivolosi strati ghiaiosi.
Croccante, come il pane squisito della panetteria più famosa della zona; e come avvolgeva quel prosciutto in quei panini, crudo uno, cotto l’altro, deliziosi.
Immensa, la fame che ho provavo tra una fatica e l’altra, accentuata da quell’aria così salutare, persino le due brioche di emergenza non sono avanzate!
Profumata e fresca, l’aria di montagna di una primavera che timida ma orgogliosa si faceva sentire, timida perché intorno a noi regnava poco verde, ma tante piante gremite di boccioli, orgogliosa perché scaldava tutto intorno a noi, ricreando una temperatura da sogno.
Puzzolente ma tenera, la capra che abbiamo incontrato sulla più alta vetta raggiunta, dopo la seconda spedizione che a partire dal rifugio a 1400 metri di quota, ci ha portato a 1700 metri.
Schifose, le leccate della capra sulle mie mani, sui nostri zaini e qualsiasi cosa trovasse, non sono schizzinoso per carità, ma dover mangiare il panino con quelle mani…proprio non mi entusiasmava!
Calde come esseri viventi, quelle rocce possenti che, scaldate dal sole, ci hanno accompagnato per tutta la nostra scalata, perché mentre salivamo le pendenze di facevano sempre più vertiginose, il sentiero scosceso; le mani dovevano fare la loro parte, unico modo per assicurarci alle pareti rocciose, in un amichevole scambio di sensazioni, perchè erano vive! E toccarle, afferrarle, era una sensazione nuova e tenerissima.
Inquietanti, le catene ancorate ai passaggi rocciosi più complicati, per rendere vagamente più sicuro il passaggio…” tranquilla e serena passeggiata” mah...
Romanticissimi, i paesaggi che ci sono stati offerti, peccato solo per una sottile foschia che rendeva nebbiose le cime più distanti, ma la vista da quella vetta più alta dei due laghi, quello di Como sulla sinistra, quello di Lugano sulla destra, incantevole.
Sublime, la passeggiata in cima al pendio, stretta stradina tra i due versanti della montagna, quello soleggiato, che dava sul lago, e soprattutto quello ombroso rivolto a nord, cosparso dell’ultima neve.
Avventurosa e appassionante, come in un film di Indiana Jones, la discesa, attraverso una strada non segnalata che probabilmente, ci siamo inventati, tra rocce sempre più spigolose e scivolose, per la neve stavolta: e qui, le scarpette leggere se la son cavata meno bene…
Divertente, la guerra di palle di neve, ma anche la mia rinfrescante quasi caduta sulla neve.
Sconfortante, il rumore, anzi…l’assenza di rumore quando abbiamo tentato di accendere la macchina per tornare a casa.
Promossi, gli otto futuri ingegneri che nonostante qualche incertezza sono riusciti a rintracciare i cavi della batteria e a far partire la macchina, per poter finalmente tornare alle loro case, riempiti di qualcosa di nuovo, svuotati delle loro energie.
Rosso, come il mio collo bruciato dal sole ahi ahi e un po’ tutto il resto.

venerdì 6 aprile 2007

Perchè io soffrirò sempre un po'

Lo sapete! Lo sapete? Studio Ingegneria Fisica al Politecnico di Milano, e con questo si…avevo proprio intenzione di far fuggire anche gli ultimi lettori del mio blog…Perché di solito la reazione è proprio questa, non so se è il risultato di paura, avversione o smarrimento o che altro, ma una cosa triste, di cui penso, non mi sbarazzerò mai, è il dolore che provo ogni volta che una cosa simile accade. Si tratta di una fuga metaforica ovviamente…spero…
Già perché voi lo sapete! Lo sapete? Io amo incondizionatamente letteratura, cinema, anche le arti visive, ve ne parlo di rado sul blog, ma amo anche quello che studio, matematica e fisica in particolare. Forse un tempo era più che altro un sentimento di riverenziale rispetto, ammirazione, oggi non più; quando seguo certe lezioni, sempre più spesso mi coglie un sincero vento di entusiasmo, persino affiatamento, con quelle persone d’altri tempi, sempre meno lontane, i protagonisti della fisica, mirabili geni.
La cosa triste è che questa parte di me non la posso condividere con nessuno, questa è l’assurdità: è un mondo segreto e inaccessibile, essenziale e vitale per il mondo che ci circonda, eppure un mondo precluso alla maggior parte delle persone. Non so se si tratta di una scelta, domanda interessante, ma non voglio parlarne ora; solo vorrei poter condividere con qualcuno la magia di un mondo che non merita né di essere temuto, né di essere odiato.
Certo è una strada impervia, disseminata di ostacoli che rischiano di farti arenare, ma tutte le cose che portano soddisfazioni sono difficili; è necessario del sacrificio se voglio realizzare un altro sogno, arrivare al livello di poter partecipare alla parte creativa di tutto questo, quando oltre a studiare una materia che non finisce mai di insegnarti qualcosa, sarò io, a creare la mia materia.

martedì 3 aprile 2007

La felicità e la mela

PARTE SECONDA
F: ”Come puoi tu pensarlo, straniero? La mia è una vita piena: cosa desiderare, se non una certezza? Cos’altro può offrire, la vita? Se non un senso e un significato? Io l’ho trovato!”
S: ”Trovati vi siete! Ma non hai forse paura, di poter esser scacciato? Da quel senso tradito? Dalle mura esiliato?”
F: ”Io vinco paura; le mie giornate sono l’abbraccio che mi unisce a questa gioia, io le proteggo e niente esce dal mio cuore, la mia fortezza è la più sicura, le mie mura le più alte. Nulla esce né entra nulla.” … “Perché non fermarti, nel mio castello? Sarebbe gradita un po’ di compagnia, anche tu guardia, di un solo gioiello”
S: ”Non posso capire! Non posso accettare! Quale vita è la tua? Senza ricerca alcuna, né viaggio, né scopo? Nonvita è la tua! Noia, e stasi solo! Tra essere e non essere io scelgo il divenire. La mia vita è la ricerca di quella felicità che tu possiedi, non più che sfiorarla a me è concesso; è giunto il tempo, di andarmene da questo luogo”
F: “Dunque mi lasci, anche tu mi abbandoni. Nella felicità del perenne giorno, non vedo altro, intorno, che un eterno rimorso. E solitudine."
S: “Nel mio sogno! Nella mia ricerca, io vedo la vita. E ora che parto, che dall’oasi m’involo, mi domando sospettoso…Forse ricerco una felicità che già posseggo? E chiedo grazie, per il male del mondo, che tanta gioia mi fa scordare. Solo amnesia mi spinge a viaggiare.”
Perché la felicità è come quella mela, la più alta in cima a quell’albero …”Dimenticata no, ma non raggiunta”

domenica 1 aprile 2007

Dialogo di un sognatore e di un uomo felice

PARTE PRIMA
Ed ecco che si avvicinava una delle tanto sospirate mete, un giardino verdissimo di primavera, in cui i primi fiori sbocciavano introducendo il Sognatore in una tutta spirituale metafora della vita che troppo di rado egli ritrovava dentro di sé. Spiccava in quel prato una sagoma d’uomo, sfumata e indefinita…
Sognatore: “Oibò, chi sei tu dunque? Chi popola il mio sogno, sgranandomi gli occhi?”
F: “Chi sono io, vorresti sentire…il nome mio, sapere vorresti. Non scorgi allora, il mio volto luminoso? Il mio brillante sorriso? Felice son io, Uomo Felice è il mio nome”
S: “Stai forse dicendo che son giunto infine? Questa è l’Oasi Felice? Sei proprio sicuro, di non mentire?”
F: “Sicuro lo sono; chi abita questo luogo è un uomo felice, ma molti ne ho visti, simili a te, e dopo esser giunti, son ripartiti”
S: “Svelami allora, l’arcano segreto: come potesti la felicità carpire? In questo loco, stabilirti?”
F: “Segreti non sono; la felicità mi ha inseguito, infine raggiunto, e io l’abbracciai.”
S: ”Ecco, un altro mistero, da svelare; mi hanno insegnato a dubitare, di quel che non ho conquistato: ma forza, coraggio, perché non mi dici qual è la vita di questi Felici?”
F: ”Il sole estivo illumina ogni giornata, e io gioisco, e gioisco perché sono felice, mi felicito della mia gioia”
S: “Ma non è forse una gran noia? Tutta questa luce, questo immenso brillàr, davvero tu insisti, a chiamarlo felicità?”

lunedì 26 marzo 2007

Un'ora di quasi sonno

Weekend, la degna conclusione di una settimana intensissima e una conclusione come questa non la vivevo da tempo…Ammetto che inizialmente ero un po’ scettico, qualcosa mi diceva che dopo aver giocato a calcio per due giorni di fila, sarei stato stanco, soprattutto dopo essere stato a ballare fino alle 3.30, soprattutto dopo che i simpaticoni dell’ora legale hanno spostato la lancetta sulle 4.30, quando la partenza per le piste da sci era alle 6.00; ma perché no in fondo? Lanciamoci! Meglio seguire quello che la ragione mi diceva: “Lo sai che poi ti diverti…il resto che importa?”…. possibile fosse davvero la ragione?!?
E poi dovevo partecipare, perché era la prima vera iniziativa dell’Aex, l’Associazione degli Ex Studenti del mio liceo, di cui sono consigliere, una splendida occasione per socializzare, mantenere i contatti con persone speciali, ma anche per fare qualche nuova conoscenza. Che dire? Come spesso accade, l’unico pentimento è stato pensare: ”Come diamine ho fatto a indugiare anche solo per un secondo?”. Per fortuna sono andato.
Il compenso? Una miriade di suggestioni, bellissima la parola “miriade”, non trovate? Un inaspettato giorno di sole, nessuno ci avrebbe scommesso: che significa anche totale assenza di code, oltre ad una ben accetta abbronzatura. Una neve che…c’era! Scusate se è poco…ed era anzi soffice, cristallina, perfetta per sciare. Lo “spuntino” a base di pizzoccheri, polenta taragna e salsicce, per rimanere leggeri…infine l’immancabile bombardino, la scoperta di questo insolito cocktail a base di alcol zucchero e uovo: non proprio una delizia devo dire, se c’è una cosa che non amo molto sono proprio le uova…
Infine le spettacolari cadute, i paesaggi romantici di un antico inverno che cede all’incalzare della primavera, un piacere nella sciata e persino un’abilità che non mi sarei aspettato, dopo tre anni senza sci. In compenso, si sono preoccupati i miei muscoli, oggi, di ricordarmi quanto io e lo sci, siamo ormai due mondi lontani, che solo si sfiorano, solo un giorno su tanti. E alla fine è bianco e nero, e davanti a tanto sbrilluccicare, rimane un po’ di amarezza per questo giorno che non si ripeterà, non prima di un altro anno.

mercoledì 21 marzo 2007

Una rondine non fa prima

"Una rondine non fa prima"; ricordo quando l'anno scorso trovammo questa frase su una vecchia lavagna abbandonata, scritta con un gessetto bianco, e ora come allora mi fa sorridere. Perchè oggi è primavera e se la giornata di ieri è stata particolarmente malinconica, confido che quella di oggi porti la speranza necessaria per lottare ancora, gridare "Dans la Rue" come ricordo feci all'inizio di quest'anno. Basta ricordi.
Niente procede male, ma tutto procede lento, e non è bastato qualche nuovo corso per movimentare le cose. Quello che voglio, quello che vi auguro in questa giornata, è che il vento della primavera illumini le vostre giornate, che un sole caldo le smuova. Oggi percepisco un aria diversa, un aria carica di elettricità. Auguro che l'Amor tutto mova, che la vita nasca.
Che la vostra vita si riempia di colore, come un quadro dipinto da un artista, come una tavolozza su cui i colori ad olio si mischiano a creare infinite sfumature. Per questa giornata, il mio blog stesso diverrà una tavolozza di colori... Forse una rondine non basta...ma tutte queste sensazioni, forse faranno primavera...

giovedì 15 marzo 2007

Il portatore di piaghe

Il portatore di piaghe, questo il significato del termine “Nosferatu”, in lingua slava; il film che ho visto ieri sera, ovvero quella mitica pellicola di Murnau che risale al 1922, pietra miliare non solo del filone cinematografico sui vampiri, ma dell’intero genere horror. Il sentimento che provo verso film come questi, quando ho il raro onore di poterli osservare è indescrivibile, una quasi religiosa riverenza, verso quelle scene che hanno dettato la storia del cinema.
Un senso di stima accresciuto da un’insolita scoperta; la trama, per buona parte del film fedele al libro di Stoker, ma reambientata a Brema, violò le leggi sul diritto d’autore; l’ancora viva vedova di Stoker fece causa al film, imponendone la cancellazione; fortuna vuole che una sola copia sopravvivesse, quella salvata personalmente da Murnau, virtù e fortuna diciamo. È quest’unica copia ad essere giunta fino a noi…( e pensare che io e il mio amico osservavamo proprio quanto la pellicola fosse rovinata).
Il film è ovviamente in bianco e nero, ovviamente muto, ritmato solo da una musica coinvolgente che segue, ma anche plasma, una tensione crescente, sebbene personalmente non possa parlare di paura, per un film così datato.
Dedico una piccola parentesi a Saw 3, che ho visto venerdi sera, semplicemente orripilante, un film senza genere, perché l’horror è un’altra cosa, qualcosa intrinsecamente legato a quella cinematicità di cui già vi ho parlato, uno stile che in quanto tale ha dei canoni, e non è solo un tentativo di stupire, schifare e suscitare ribrezzo, fine a sé stesso; forse potrei salvare il primo film della serie.
Sui canoni del genere horror mi piacerebbe molto scrivere qualcosa, certo sarebbe un articolo impegnativo, ma spero di riuscire a regalarvelo. Ora invece voglio parlarvi di uno degli aspetti più spettacolari del film, di alcune tecniche rivoluzionarie e geniali, che forse stonano in un mondo in cui troppo spesso horror ed effetti speciali coincidono, ma che trasmettono l’immortale fascino di un cinema neonato e pionieristico.
Murnau realizza la spettrale foresta che circonda il castello, proiettando porzioni dei negativi della pellicola, così che alberi bianchi, luccicanti e inquietanti, si staglino sull’oscurità del paesaggio. Trasmette poi l’impressione della frenetica, irreale carrozza che procede a balzi, tutto questo troncando intere sequenze di fotogrammi. Sovrappone le pellicole, così che Nosferatu svanisca nel nulla. Rimane per me il mistero su come possa la sagoma del vampiro sollevarsi rigida dalla sua bara.

lunedì 5 marzo 2007

Edward Mani di Forbice

Ed eccomi ricomparire dopo diversi giorni di assenza, ma soprattutto dopo una stupenda colazione a base di succo d'ananas e biscotti, quegli abbracci da cui non mi separo mai, anche se qualche abbraccio più metaforico non avrebbe guastato stamattina, non guasta mai. Oggi vi parlo del film che ho visto, meglio, rivisto, questa notte, tardissimo! Sono emozionato, perchè questa pellicola mi sta a cuore profondamente, parleremo di Tim Burton, regista cui regalerei volentieri un mio oscar personale, parleremo di una delle sue prime opere, Edward Mani di Forbici.
Immagino che sarete in molti ad averlo visto, ne conoscerete la trama; una storia che è una favola narrata da una nonna alla nipotina, la storia di Edward, ragazzo taciturno ma sensibile e romantico, costruito da un geniale inventore e demiurgo, tristemente mancato prima di poter ultimare la sua creatura, prima di poter regalare delle mani umane alla sua frankensteiniana invenzione. Le mani di Edward sono affilatissime lame, le forbici con cui Edward comporrà magnifiche composizioni artistiche, potando siepi, creando fantasiose acconciature, sagomando sublimi statue di ghiaccio. Quello che fa Edward è regalare al mondo un po' di quella fantasia che il mondo ha perduto, introducendoci in uno scenario sublime appunto, tipicamente timburtiano, in cui il significato di “bello” viene capovolto.
Adoro questo senso estetico che sa unire tratti gotici, spaventosi spesso inquietanti, a un armonia segreta e meravigliosa, che stupisce e incanta, facendoti vivere una stupenda fiaba. Un romanticismo che il mondo non sa capire, come non sa capire l'occulto nascosto amore che lega Edward a Kim, unica sognatrice ragazza in grado di avvertire fino in fondo il dramma del protagonista. È l'incomprensione con questo mondo gonfiato di vane e vuote certezze che rilegherà Edward alla solitudine, alla lontananza persino dalla donna amata.
È questo il tema di fondo del film, una diversità che non sta tanto nelle lame di Edward che pur gli rendono la vita spesso impossibile, portandolo a ferire persino le persone alle quali vuole bene, una diversità che sta piuttosto nella natura gentile del ragazzo, una medievale cortesia che si inserisce in un ambiente gotico. Un'anima sognatrice che non può conciliarsi con un mondo che ha smesso di sognare, in questo senso la fantasia viene abbandonata, confinata nel suo castello sbrilluccicoso, ma non viene sconfitta; già, perchè nel finale, Edward consegna al mondo la neve, una neve che è ancora un regalo al mondo, il regalo della speranza.

sabato 24 febbraio 2007

Pomeriggio sognando un viaggio

Ancora quattro giorni mi separano da quella scadenza, quell'ultimo giorno in cui potrò presentare la domanda di partecipazione al progetto TIME (Top Industrial Management for Europe), per chi non si ricordasse, o non l'avesse mai saputo, si tratta di un progetto che mi offre la possibilità di studiare due anni all'estero, garantendomi una laurea nell'università straniera oltre a quella del Politecnico di Milano. Mi piacerebbe andare a studiare in Danimarca, presso la Technical University of Denmark, meta un po' insolita forse, ma è una delle migliori università nel mio campo di studio, e anche una delle poche se vogliamo dirla tutta. Inoltre tutti gli studenti danesi all'università studiano esclusivamente in inglese, e chi mi conosce sa che, in ambito formativo diciamo, desidererei poche cose più che imparare l'inglese davvero bene. Così, poichè fa parte di me, e poichè sono questi i pensieri che affollano queste giornate, vi scrivo qualche spezzone della lettera di motivazioni che dovrò presentare, dopo ahimè...averla tradotta in inglese...non stupitevi dunque se lo stile è meno curato del solito...(la lettera completa la metto nei permapost per chi avesse voglia di leggerla)
[...] "Spesso riflettere su una questione di tale importanza, su un cambiamento così radicale del proprio futuro, fa paura, così come non può non intimorire un viaggio, che per definizione, comporta qualche rischio, qualche incognita."
[...] "La decisione stessa è secondo me un indice della motivazione di una persona, perché a volte è molto semplice ritirarsi nel proprio mondo, nel proprio angolo, nella propria tranquillità, evitando ogni rischio, senza di fatto prendere alcuna decisione; invece no, mi sono impegnato, per mesi, per giungere a una decisione e a questa lettera."
[...] "Questo progetto mi può permettere non solo di viaggiare, ma anche di conoscere in profondità un paese straniero, una mentalità, usanze, una lingua diversa dalla mia: vedere come vivono, come studiano, come lavorano. Mi permetterà di confrontare non solo il mio paese, con quello che mi ospita, ma di confrontare me stesso, le mie opinioni, con quelle di studenti danesi, ma anche provenienti da tutto il resto del mondo."
[...] "In questo senso quello che studio risponde a queste mie esigenze, ma so anche che in Italia non sono molte le offerte di lavoro in ambiti così tecnologicamente avanzati: io non voglio precludermi nessuna possibilità, questa esperienza all’estero può essere un trampolino di lancio verso un lavoro più sicuro, ma soprattutto verso un lavoro che meglio corrisponda a quello che desidero."
[...] "È un’opportunità di mettermi in gioco, imparare a vivere da solo: perché con questo viaggio aumentano anche le responsabilità, in ogni caso sarà un’esperienza costosa, e i miei soldi non potranno bastare, ancora una volta dovrò chiedere il loro aiuto, ma voglio e saprò dimostrare di esserne degno, oltre che grato, non li deluderò."

martedì 20 febbraio 2007

Sera di una vita di un artista

Prima, o poi, l’incalzare della notte sorprende persino la luce più dolce, così come il buio sovrasta il giorno, nell’oscura speranza che non vi sia più un’ alba da festeggiare;
egli non sa che arriverà mattina, che anche oggi, come ieri, il gessetto e la lavagna, così come il bianco e il nero, giocheranno a guardia e ladri, rincorrendosi caoticamente fino a sfiorare la vertigine.
…Segreto vorticoso equilibrio della vita…
In mezzo ci sono io, sdraiato su quella linea fragile e sottile, quella miscela di luce e ombra che tutti chiamiamo, sera. E se il buio che avanza avesse ragione? Se non esistesse più alcuna mattina?
…Follia di un’inspiegabile paura del buio…
Guardo il mio letto, teatro dei più bizzarri viaggi notturni, dimora dei miei più reconditi incubi. Penso al momento in cui mi infilerò sotto quelle coperte, rabbrividisco: coperte sempre fredde, gelide, agghiaccianti; perché all’inizio sono sempre così; fredde, gelide, agghiaccianti, e mi terrorizzano.
L’idea del mio corpo che si irrigidisce in quel luogo di solitudine, in quell’incubo tangibile, mi terrorizza, ogni notte.
“It was better to go to bed to sleep. Only prayers in the chapel and then bed. He shivered and yawned. It would be lovely in bed after the sheets got a bit hot. First they were so cold to get into. He shivered to think how cold they were first.”
…Fredde gelide agghiaccianti…
Non tutto è perduto, permane la speranza che il calore del mio corpo sconfigga l’avanzata di quel gelo di tenebra.
“But then they got hot and then he could sleep. It was lovely to be tired. He yawned again. Night prayers and then bed: he shivered and wanted to yawn. It would be lovely in a few minutes. He felt a warm glow creeping up from the cold shivering sheets, warmer and warmer till he felt warm all over, ever so warm and yet he shivered a little and still wanted to yawn.”
Forse non il mio calore da solo; forse il calore dei nostri corpi, che intrecciandosi, ne formano uno unico, può vincere. Forse quel dolcissimo contatto di anima e corpo, quegli amorosi sfrigolii contro le fredde, ma tanto morbide, lisce, vellutate coperte, può davvero riscaldare il mio letto, così come un sogno può dolcemente intiepidire il sonno...
…Sogno di una notte e di noi due…

domenica 18 febbraio 2007

I miei adorati sabati sera

I miei adorati sabati sera ...Immagino che il plurale di “sabato” non esista, ma ormai mi sono dilettato con i neologismi e trovo che solo questa espressione renda bene l’idea…Ormai quello del sabato sera è un appuntamento attesissimo, non tanto per la serata fuori che cmq ieri è stata magnifica, ma in fondo non molto diversa da quella di molte altre sere infrasettimanali, quanto per quel magico fenomeno, legato ad un qualche straordinario allineamento astrale, che porta regolarmente i miei genitori fuori casa! Secondo un immancabile processo di azione-reazione, questo speciale avvenimento porta tutta una serie di personalissime conseguenze, di cui vi elenco solo la possibilità di cucinarmi quel che voglio, in dosi che voglio, con tutti i fantasiosi abbinamenti che voglio! Di mangiare sul preziosissimo tavolo, anch’esso sul preziosissimo tappeto del soggiorno! Ma soprattutto potermi godere la prima di una numerosa serie di birre (su era solo per vivacizzare la storia…) davanti al mio adorabile televisore al plasma, davanti al film che da una settimana volevo vedere!
Ieri è stato il turno del Dottor Stranamore, per chi non sapesse di cosa si tratta vi devo dare una piccola delusione, non si tratta di un film romantico come il nome lascerebbe intendere, per cui dovrete aspettare ancora un poco per conoscere le mie emozioni dopo San Valentino (scusa…:*). È un film di Kubrick, uscito nel 1964 , e come ogni volta non posso far a meno di stupirmi di quanto questo regista sappia esprimere il meglio di sè letteralmente in ogni genere. In questo caso si tratta di un genere un po’ difficile da definire, senz’altro il film presenta uno sfondo di comicità che spesso diventa vera satira politica ma al contempo non mancano i tratti che lo avvicinano molto a un documentario. Questa la mia impressione, forse viziata dal bianco e nero, dalla mancanza di una trama organica e in fondo, dell’assenza di un finale che è lasciato all’immaginazione dello spettatore.
Il tema principe è l’incubo di un conflitto atomico ai tempi della Guerra Fredda e in generale di un ordigno chiamato “La Fine Del Mondo”, un dispositivo in grado di cancellare l’uomo dalla faccia della Terra, creato allo scopo di dissuadere il nemico da un eventuale attacco atomico. Le cose nel film, purtroppo, andranno molto diversamente! Il titolo completo è “Il dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba”. Comunque ve ne consiglio caldamente la visione, è sinceramente stimolante e devo dire, fa riflettere, su temi che sembrano molto lontani dalla vita di tutti i giorni, ma sono molto più attuali di quanto non siamo abituati a pensare…

martedì 13 febbraio 2007

Emozioni prima di San Valentino

Finiscono gli esami, quasi. E quasi, arriva San Valentino. Oggi sono uscito a festeggiare, sentivo l’obbligo di uscire anche solo per poco, guidare per le strade, oggi, proprio oggi, illuminate dal sole, ma soprattutto, potevo finalmente godermi le piccole cose. Per un attimo, mi sono sentito di aprire il finestrino, nonostante il freddo, come nei migliori giorni primaverili, per assaporare quella fresca, stupenda aria che scuoteva gli alberi gridando libertà! Un aria gioiosa, accompagnata dalla canzone “Sitting Down Here” di Lene Marlin alla radio, contaminata dal seme della primavera, cosparsa dei primi pollini dei pioppi.
Detto questo volevo regalarvi un film…non farne la recensione...di solito quando descrivo o valuto un film, cerco di non considerare solo il piacere che provo nel guardarlo, o quello che mi suggerisce, le emozioni che mi fa vivere, al contrario provo a considerare anche quella caratteristica un po’ indefinibile che mi piace chiamare “Cinematicità”. Una dote che non è facile ritrovare in un film e penso che alla fine sia quella che distingue i grandi registi, racchiude in sé tanti parametri, lo stile, la tecnica, la capacità di innovare e al contempo quella di rifarsi ai classici del passato, l’abilità di saper ricreare una segreta armonia che rende anche il film più fantasioso, in fondo verosimile. Nel senso che dopo averlo guardato ti ripeti: “ Si non poteva essere fatta altrimenti quella scena, doveva essere così, quella trama perfetta! Quel personaggio perfetto! Il Dover Essere del film”.
Oggi non sarà così, domani è San Valentino e per una volta voglio solo lasciarmi guidare dai sentimenti, in questo periodo un po’ speciale, parlandovi di un film, a cui sono legatissimo, per tanti motivi; di nome fa “Pearl Harbour”. Ne ho sentite dire un po’ di tutti i colori su questo film, un mattone, un’americanata, troppo sdolcinato e così via…Persino la redazione del mio sito di fiducia assegna un misero voto di 2,4… Oggi sono libero di non pensarci, non mi interessa, semplicemente lo adoro, adoro ogni scena, trovo che ci siano immagini stupende, romanticissime, e soprattutto mi sa commuovere tremendamente, mi fa percepire e sfiorare il significato di amare, così credo, e cosa si può chiedere di più in questi giorni? Cosa si può chiedere di più sempre? Mi ricorda persino tanto il Maestro…Buon San Valentino a tutti!

lunedì 5 febbraio 2007

L'unione delle menti

Perseverando sulla strada dello sperimentalismo, quest’oggi vi propongo qualcosa di un po’ insolito per il mio blog, un articolo decisamente meno personale e anzi al contrario, direi, collettivo…Per una volta insomma sarete non solo gli animatori, ma i veri e propri protagonisti. Insomma state assistendo alla nascita di una nuova sezione, quella che conterrà le pagine di pubblico dominio per così dire, l’Agorà del mio blog!
INTRO…per intenderci…se volete saltate pure… Da un po’ di tempo mi porto dietro alcune di queste intricate riflessioni, ve le riporterò così come vengono, senza alcuna pretesa di completezza… Al centro del Politecnico è incisa una frase che suona così: “L’edificio della scienza è l’opera non della mente solitaria, ma delle menti associate…”, è questo lo spirito che vorrei suscitare… Eppure a volte…Le cose procedono lentamente, non tanto perché non si riesce a portarle avanti, quanto perché si è troppo occupati a difendersi dalle opinioni e dalle critiche altrui, se invece ci fosse un ambiente tale da consentire a chiunque di esprimersi liberamente, senza paura di “ritorsioni”, forse saremmo tutti più liberi di sbagliare…ma soprattutto le correzioni degli altri permetterebbero di arrivare prima alla soluzione dei problemi, è quello che propongo a voi…esprimete i vostri consensi, ma soprattutto le vostre critiche!
Risale ormai all'inizio della settimana scorsa, all'indomani della giornata mondiale della memoria, quel pranzo durante il quale discutevo su quelle che erano state le persecuzioni degli ebrei nella storia. Miei interlocutori erano mia madre e mia nonna, insomma, quello che stava prendendo corpo, era il confronto tra tre generazioni.
Così parlavo della storica e antica diaspora, e fu proprio allora che realizzai una cosa piuttosto inquietante: ovvero che ormai, non avevo la più pallida idea di quando la diaspora ebbe inizio, e perché...In fondo era solo la dimenticanza di un evento storico, anche se fondamentale per tutta la storia successiva; la vera cosa inquietante, a mio parere, era la totale ignoranza in materia religiosa. Fu così che come spesso avviene, da questa convinzione iniziale, il pensiero ha iniziato a fluttuare da una congettura all'altra, producendo la seguente idea…
Per quale motivo dovremmo porci tanti problemi riguardo a un simbolico crocifisso in un'aula? Non sarebbe invece opportuno, e decisamente più utile, rendere obbligatorio per tutti un insegnamento di “Religioni”; sottolineo il plurale, perché quello che sto dicendo non ha nulla a che fare con il credere o meno, o con la fede. Non sono forse le diverse religioni, prima di tutto, un punto saldo della cultura? Questa la parola chiave! Cultura! Perché non dovrebbero meritare le religioni di appartenere alla cultura dei popoli, così come arte, scienza, filosofia, storia?…Di essere insegnate obbligatoriamente, considerato quanto hanno influito, e influiscono sul mondo? Finalmente si potrebbe avere un po' di conoscenza vera, fondata e sincera di quelle che sono le credenze altrui, non solo per sentito dire. Non è forse doverosa, un po’ di informazione, in un mondo ancora capace di inneggiare alla guerra santa?

lunedì 29 gennaio 2007

E lì accadde

La giornata è iniziata male, sveglia presto, ma non così presto da non perdere il treno…o forse lui troppo puntuale, di certo, come sempre accade, non lo era (puntuale) il treno successivo; nonostante questo mi sentivo sveglio e attivo. Mi ritrovai in una foresta oscura…quasi…in verità mi ritrovai di fronte all’università…
E lì accadde. Scorsi lontano l’instancabile esercito del nemico, quell’esercito di ragazzi il cui schieramento politico non voglio definire, ma comunque opposto al mio, sebbene in politica non mi ritenga certo un’estremista, né ritengo che le mie convinzioni siano del tutto inamovibili. Avrei potuto tirare dritto, ma non volevo; sono stato un promoter e so cosa si prova a fare volantinaggio o a distribuire il nostro giornale, perciò so che è giusto concedere loro almeno una possibilità, ricordo che io stesso, nelle loro condizioni, facevo di tutto per strappare due parole, inventandomi chissà quali fantasie pur di conquistare una conversazione che mi concedesse un po’ di svago. Così mi sono fermato, col buon proposito di sentire cosa avevano da dirmi…
Lasciamo perdere la scarsa originalità della solita riunione ideologica, su cui comunque ci sarebbe da discutere, visto che delle ‘tante’ iniziative che loro sembrano promuovere, questa è l’unica che io abbia mai visto, ero persino d’accordo con la frase di esordio di questa ‘gentile militante ragazza’: “Vieni a vedere di cosa parla, per confrontarci, perché come vedi qui in università non si fa nulla”.
Quello che invece proprio non tollero, è che mi mostri il volantino di presentazione, allegato al quale non poteva mancare il solito tagliandino sul quale avrei dovuto scrivere nome cognome e numero di telefono…Lo ammetto, sono colpevole, era la ciliegina sulla torta che stavo aspettando: “Scusa? A che serve quella penna?”…lei: ”A darci il tuo numero! Perché così possiamo chiamarti e avvisarti di ogni evento!”.
Con queste parole è iniziata la nostra esplosiva discussione…punti salienti…quando le ho detto: “Ma non puoi darmi semplicemente il foglio, senza il mio numero?”….”No, non posso…”. Insomma per poter assistere alla loro tanto ‘liberale’ assemblea, avrei dovuto consegnare il mio numero, farli intromettere nella mia vita. La mia critica va oltre il loro schieramento, potevano benissimo essere di idee opposte, quello che critico è il metodo di coinvolgimento che fa leva sull’inconsapevolezza e sull’ingenuità altrui. Per schedarti, inserirti in un elenco, un loro elenco, facendo gioco sul tuo nobile diritto all’informazione.
E poi ancora la ragazza, un secondo prima che me ne andassi: “Siete solo degli scoglionati, che non fate né organizzate niente!”….Divertito dall’originalità del neologismo, le ho presentato le nostre iniziative culturali…incredula, mi ha sfidato…”Fammi vedere il giornale, susu”…Gentilmente le ho offerto una copia, dicendole: “Guarda, il nostro lo puoi avere senza darci il numero…”. Purtroppo non ha proprio voluto accettarlo, un atto di controvolantinaggio che mi avrebbe estasiato!
In compenso, ci ha pensato la Piccola Sbrilluccicosa Giulia a rendere questa giornata speciale, col suo ritorno ;-)

giovedì 25 gennaio 2007

Solo 3 parole

Aspettavo la neve con ansia, non che quella di oggi si possa dire una grande nevicata, in verità proprio per niente; per la prima volta questo pazzo clima mi ha davvero preoccupato. D'altronde ricordo che persino gli scorsi anni, con climi molto più rigidi, i nostri ghiacciai erano in pericolo… ma questo è un altro discorso, discorsi che nessuno sente con piacere, già i giornali si occuperanno di assillarci per un anno intero. Di certo non mi ci metterò anch’io.
Gli ultimi giorni sono stati tranquilli, cosa che generalmente dovreste intendere in senso negativo, conoscendomi, ma non questa volta; tutto sommato alcune conversazioni, alcune situazioni, hanno portato qualche novità, che il futuro potrebbe trasformare in qualche cambiamento, tutte piccole cose, almeno per ora, ma mi hanno comunque garantito qualche speranza in più, come la speranza di questi spruzzi di neve. Non vi parlo neppure di queste novità tuttavia! Ancora troppo fragili!
Sono stato molto impegnato, ma domani finiscono i corsi, significa che avrò più tempo per me stesso, nonostante il frenetico studio, nessuna lezione per un lunghissimo mese e mezzo! Se ci penso mi pare un tempo interminabile! Significa anche che inizia la sessione di esami, a riguardo vi avevo scritto un post tempo fa, indignato! Stavolta non mi posso lamentare come allora, sono più sereno, ho un po’ di tempo in più per studiare, per organizzarmi, per affrontare i quattro esami che mi aspettano. Potrebbe persino essere che questa calma eccessiva sia la mia rovina, ma per ora non ci penso.
Vi lascio la suggestione di un mondo umile, modesto e veloce che scorre davanti al finestrino del mio treno: spunta un albero, poi un altro, un campo che a stento ricorda la sua fertilità estiva, una casa, poi un'altra. Una pellicola ritmata dalla lenta e tenera cadenza dei fiocchi di neve che dubbiosi, titubanti, cadono al suolo, ma ancora non trovano la forza, o il coraggio, di resistere al loro fatale discioglimento...

sabato 20 gennaio 2007

Parodia di una leggenda cinese

Quella mattina, come ogni mattina, PigMei si svegliò, o meglio uscì da quello stato di altissima trascendentale contemplazione dell’essere che i comuni sono soliti chiamare…”sonno”…come ogni mattina si materializzò presso la sua università e come sempre giunse in anticipo, abitudine che difendeva orgogliosamente, mediante uno di quei viaggi tutti spirituali, utili a risvegliare l’antica e raffinata arte della telecinesi.
Così decise di concedersi una sana colazione, ordinò un caffè e una squisita brioche alla marmellata, l’unica che potesse soddisfare la sua infinita brama di conoscenza dei sapori; mentre levitava tra una meditazione papillo-gustativa e l’altra, uno sconsiderato giovane gli si avvicinò chiedendo di potersi sedere allo stesso tavolo; PigMei mosso da un indescrivibile senso di pietà, che mai avrebbe dimostrato solo qualche secolo prima, decise di acconsentire a quella proposta insolente…Prima di ordinare, il ragazzo lasciò al tavolo il suo umile giaccone, la cui sola vista fece incrinare la luminosa aurea di PigMei, facendolo cascare a terra sul pieno del suo illustrissimo osso sacro.
Poco dopo, l’ingenuo ragazzo tornava, inconsapevole dello straordinario evento che si sarebbe verificato da lì a poco. Il vecchio PigMei, che inutilmente dilatava lo spazio-tempo intorno a lui allo scopo di far passare il lancinantissimo sacro dolore che lo affliggeva, pensò di concedere una seconda possibilità a quel giovane, invitandolo ad una candida e sincera conversazione. Nessuno conosce il motivo di una tale inusuale benevolenza: che il vecchio avesse riscoperto un‘arcana legge del suo antico codice da tempo dimenticato? Che forse semplicemente stesse mostrando i primi cenni della sua centenaria demenza senile? O forse voleva solo un po’ di compagnia, quel vecchio i cui mistici studi avrebbero richiesto tutto il resto della giornata?
Quello che avvenne realmente nessuno avrebbe potuto prevederlo, neppure le famigerate predizioni profetiche di PigMei. Il ragazzo si accostò titubante al tavolo, e in un interminabile istante, afferrò quel giaccone, lo posò sul tavolo accanto, liberatosi da poco, congedando così PigMei da quella conversazione morta, ancora prima di poter nascere. Poco importa cosa spinse il giovane al gesto inaudito, se un semplice atto di cortesia o un arrogante affronto alle intenzioni del vecchio, PigMei, era inconsolabile. “Così cominciò il massacro del tempio Shaolin e di tutti i 60 monaci che ospitava, per mano del Loto Bianco. E così cominciò la leggenda della Tecnica dell'esplosione del cuore con cinque colpi delle dita.”

venerdì 12 gennaio 2007

Intervista a me stesso

Migliore momento: Quando eravamo sdraiati su una spiaggia, di notte, abbracciati, io e Lei, sotto le stelle cadenti dell’Elba, pochi minuti prima di…
Momento più brutto: …pochi minuti prima di riaccompagnarla a casa, dirle quello che non potevo più trattenere, nonostante tutto fosse impossibile. Le labbra mi tremavano, piangevo non troppo di nascosto, come un bambino.
La più grande soddisfazione sul lavoro: Beh ve ne ho parlato...il nostro giornale universitario, e in effetti, una media difficilmente ripetibile.
Miglior momento per la mia città: Mi sa che non partecipo molto alla vita cittadina…non saprei, sono stato a una notte bianca a milano...una delusione
Miglior momento sportivo: Quello che ho in comune con tutti gli italiani…nottata indimenticabile! Miglior momento politico: Non so…per me la politica non funziona “a momenti” ma “a periodi”
Canzone italiana più bella: A sorpresa…”Ed ero contentissimo” di Tiziano Ferro…
Canzone non italiana più bella: È stata la domanda più difficile a cui rispondere…i miei gusti musicali sormontano valichi insuperabili svarionando dal metal all’ hip hop per esempio, ma oggi…alla fine ho scelto un'altra canzone “poco” sentimentale…”Advertising Space” Robbie Williams
Trasmissione più bella dell'anno: Se come tali considerate anche i film…mi ricordo di aver passato una piacevole serata guardando Hero, se invece i film “non sono validi” beh…non ho neppure voglia di pensarci …
Talk show: Non li seguo…mah…quella roba tipo “chi vuol esser milionario?”
Serie TV: Dottor House…stupefacente, ogni volta mi incolla alla tele e chissà poi perché…
Film dell'anno: Non mi è sembrato un anno molto prolifero, voto “V per Vendetta” , da come mi descrivono “The Departed” sarebbe stato un probabile aspirante al trono…
Libro dell'anno (letto nel 2006): “L'antico inganno delle gioie della vita che un tempo aveva offuscato l’orrore del drago della morte, ormai non m'illudeva più”…di Lev Tolstoj tratto da …“Le confessioni”
Blog rivelazione: Senza dubbio quelli che ho linkato! Risultati di piacevolissime conversazioni e dibattiti! Ma come non citare Elena e Rosy? E le nostre allusioni cinematografiche? Approposito…Leggete fino in fondo ;-) E poi Giulia la simpatica ragazza che ho solo incominciato a scoprire!
Novità nella blogsfera italiana: Beh son apparso io! Eheh…immagino che presto nessuno se ne ricorderà piu…ancora un attimo e lascio la parola tranquilli…
Il mio gadget dell'anno: Un braccialetto fatto con le conchiglie trovate sulla magica spiaggetta che ci ospita, all’Isola d’Elba…penso che un po’ mi leghi a quell’isola, per sempre…
“Mostratemi un uomo senza sogni e vi mostrerò un uomo felice. Ma solo nei suoi sogni l'uomo è veramente libero, così è e così sarà sempre.” mi sa che finisce in cima al blog...eheh
Cmq consegno l'eredità del test ai miei link...se volete...verrete letti senz'altro!

mercoledì 10 gennaio 2007

Start new game

Ricomincia l’università, la solita routine, il solito gioco. Driiiin! Il suono della solita sveglia, e anche di una sveglia nuova, per un totale di tre suonerie…Diridiridin! Diddiridriiin! Alla fine mi sveglio, se sono fortunato sono le nove, ma di solito…le sei e mezza, ok ok scusate, sono le sei e cinquantasei. Sbang! Dieci minuti e dovrò uscire di casa, salto un paio di platform, raccolgo una brioche ed esco. Investo un paio di tartarughe ed eccoci al treno…..Insomma a volte sembra che lo schema sia gia di fronte a te, che a te rimanga solo da passare alla schermata successiva.
Crash! Attenti! Ci sono anche i punti stamina! Già perché coi ritmi che ci troviamo, bisogna programmare tutto, la tua scorta di punti stamina rischia di esaurirsi…E in tal caso…addio uni…addio studio…addio sanità mentale…Già per il solo risveglio ne perdo un mare… -50 punti stamina, poi il viaggio in treno, magari riesco a dormire un poco, anche se male…+20, poi mi accorgerò del ritardo e le imprecazioni dentro di me mi portano un -30. Università! Driiiin! No.. direi che campanelle non ce ne sono… due ore di lezione alla volta…-100 con qualche pausa di un quarto d’ora ogni tanto, +20. Magari una pausa pranzo. Gnam Gnam! Pizza +30? Focaccia +20? E poi il pomeriggio, ancora lezioni e poi? Yuppi! Liberi?!? Pronti per una nuova avventura, level two!
Cosa mi aspetterà? Oggi è stata dura…difficulty: hard! Irrompere nel quartier generale dell’ATM a Cadorna! Rinnovare la tessera elettronica! Un’impresa che scoraggerebbe persino Asterix e Obelix in “Asterix e le 12 fatiche”…insomma… di uscirne senza un -140 non se ne parla proprio. Sdong! Un ultimo viaggio in treno e finalmente casa, al sicuro …save game…, è ora di studiare…tipo le diciotto e mezza…Gulp! Insomma non si combina nulla ma un -60 non te lo leva nessuno! Finalmente si cena come si deve! +50. Clap Clap Clap!. Un po’ di meritato riposo tra tempo libero e sonnambulismo…+80 per ogni ora….un meritato game over.

sabato 6 gennaio 2007

Dreamers - I Sognatori

Dreamers – “I Sognatori” è da questo film che ho tratto la frase “Dans la rue”, la frase che urlano i protagonisti scendendo in piazza a sostenere i loro ideali, quelli del ’68. Il film è di Bertolucci, regista di cui ammetto, con amarezza, di non aver visto quasi nulla, ma dovrò rifarmi! Il film è un po’ complicato, perché non è semplice seguire tutti i complessi giochi psicologici di Matthew e dei due originali gemelli che lo ospitano nella loro lussuosa casa parigina: Theo e sua sorella Isabelle. I tre vivono praticamente chiusi in casa, soli senza i genitori, dando sfogo a tutta la loro creatività e sessualità, godendosi una libertà senza limiti.
Il film mi ha coinvolto ed entusiasmato, per non parlare degli espliciti riferimenti cinematografici ai classici del passato, per me…estasianti, vorrei andarmi a veder tutti i film originali! Unico difetto, lo sfondo storico di una Parigi in fermento: ai già complicati rapporti tra i protagonisti si sovrappongono confusamente le vicende storiche che a mio giudizio vengono trattate troppo superficialmente per potersi miscelare bene con il resto della trama. In effetti continuo a pensare a un finale, che mi sembra di non aver compreso fino in fondo. Nonostante questo, guardatelo, preparatevi alle numerosissime scene di nudo di cui vi posso dare un assaggio nella foto, e alla magnifica Eva Green che presto potremo rivedere in Casino Royal…dovete sapere che... quel filo di lentiggini…mi fa impazzire!

giovedì 4 gennaio 2007

Dans la rue

Sono le calde folate di vento, in questi giorni, a scandire le mie prime parole di quest’anno, un vento che sembra rigenerare ogni cosa, sembra spazzare via l’anno passato, insieme alla nebbia che portava con sé, per restituirci un anno più limpido, la speranza di cui già vi ho parlato.
Come feci l’anno scorso, vorrei cercare di esprimere questa speranza, il mio proposito è di scendere “Dans la rue”, scendere in strada, mettermi in gioco e darmi da fare, osare e rischiare. Voglio dar vita a una rivoluzione, che come ogni rivoluzione parta appunto dalla strada, o da una piazza, gridando ideali! E i miei primi ideali quest’anno saranno tre… Amour! Liberté! Inspiration!
Amore, perché è ciò che più desidero, sopra ogni altra cosa, l’amore di una compagna.
Libertà, perché è quello che voglio ottenere dal mio viaggio in Danimarca, ma anche la libertà di pensiero, lontano da condizionamenti, pregiudizi, la libertà di cui il mio giornale si rende testimone, nel nostro tentativo di diffonderla.
E infine Inspiration, cioè desidero vivere, ispirare, respirare a pieni polmoni questo vento rivoluzionario, l’aria di questi giorni, carica di speranza, e insieme trovare l’ispirazione artistica, la voglia di scrivere, sul blog, ma non solo, racconti, un romanzo forse… Dans la rue! Dans la rue! Dans la rue!