sabato 28 aprile 2007

Non solo Carpe Diem

Scusatemi, oggi scrivo qualcosa di completamente inatteso, soprattutto chiedo scusa a Giulia, che non ho ancora avuto modo di sentire…Scusami Piccola…perché oggi citerò il tuo ultimo commento, spero che tu non me ne voglia…Altrimenti cancello tutto subito…Però ti devo soprattutto ringraziare, perché come sempre sai pensare, e fare pensare...ma come... ora pensi anche tu?? Davvero?? Siamo proprio una bella coppia o.o
“Mostriciattolo adorabile, la tua sensazione è comprensibile. Mi ritrovo molto nel tuo stato d'animo, totalizzante, devastante. Mi ritrovo a fare i conti con il Signor Tempo, un Signore così perfido, a volte, che ti verrebbe da sopprimerlo. Ma non puoi. Il Tempo c'è, e siamo tutti soggetti a Lui. Allora possiamo comportarci in due modi differenti. Possiamo cercare disperatamente di stargli dietro, o possiamo alienarci dallo stesso, come se ci scivolasse addosso. Come per non volerlo percepire. Volando, come gabbiani, sopra le cose del Mondo. Entrambe le soluzioni sono autodistruttive però e la sola cosa da fare è vivere il Tempo, ma dividendolo in tante minuscole parti infinitesimali. Infiniti piccoli Tempi. Allora ogni cosa che fai, sarà relativa al suo piccolo Tempo. Ed allora sentirai di poterlo vivere con serenità, di essere soddisfatto di tutto ciò con cui lo investi, di credere fortemente in te, nelle tue capacità e qualità. Ed infine, non sarai più "senza tempo".. Mai, mai più. Un bacio oltre il Tempo”
by Giusmile84

Il tuo commento è bellissimo Marsupiale Giulia ...Sai...la penso come te, ma fino a un certo punto anche stavolta. Un po' di tempo fa ero stato quasi sul punto di scrivere un post, l'avrei intitolato qualcosa come "Non solo Carpe Diem", non solo cogliere l'attimo, già io la penso così... Io trovo che negli ultimi anni...diciamo pure decenni, anzi diciamo che in fondo è una cosa che ci portiamo dietro ancora dal romanticismo ottocentesco, il Carpe Diem è stato un po' sopravvalutato. Siamo talmente affascinati da questi “sentimentoni” che ci trasmettono nelle pubblicità, ma anche in tutti quei “filmucoli” senza infamia e senza lode che ci sorbiscono, che siamo un po' condizionati.
La verità è che esiste un'altra via, un altro modo di rapportarsi al Tempo, forse nel tuo commento presupponevi che questo altro approccio dovesse per forza degenerare in uno degli altri...forse per questo non l'hai citato, ma per me è doveroso aggiungerlo. Ci si può rapportare al Tempo facendo progetti, guardando al futuro insomma. Un futuro che dipende dal presente, da tutto quello che verrà, ma in questo senso il Tempo lo si anticipa, lo si prende per le corna, lo si doma, per quanto possibile. E in parte è quello che sto facendo io, progetto di dare questi esami, di laurearmi, di andare in Danimarca, e tu sai cos'altro...;-) In questo senso il Tempo non deve essere per forza un nemico; non so che rapporto tu abbia col Tempo, ma secondo me dovresti cercare anche tu di fartelo amico...
"Come dicon tutti il tempo è, l'unica cura possibile, solo l'orgoglio ci mette un po' , un po' di più, per ritirarsi su..."
by Max Pezzali & 883

Insomma io penso che nella vita sia giusto concentrarsi su quei piccolissimi infinitesimi attimi che viviamo, è l'unico modo per godere le emozioni vere, le piccole cose, quelle che rendono speciali le nostre giornate, quelle che rendono speciale una notte, una parola...
Ma non possiamo accontentarci di vivere attimi, abbiamo una vita da vivere, e io trovo che sia un po' codardo vivere solo attimi, ogni tanto è giusto lanciarsi in qualcosa di più grande, qualcosa per cui tu possa anche essere ricordato, per cui tu possa superare il Tempo, e solo un progetto può permetterlo...e questo è rischioso perchè se fallisci non avrai perso un attimo, avrai perso una vita...ma è sempre così...non si può mai vincere senza giocare, senza aver prima rischiato di perdere, e io voglio rischiare, se è la via che può condurmi alla vittoria, Pigmalione vincitore del Tempo...suona bene no?
Giulia...Ti voglio bene, notte tesoro ;-) e sconfiggi il tuo Tempo!
PS. questa cosa la dico un po' a caso...non ho prove, ed è solo un'idea...ma quando sento comparire tutte queste assurde vicende tra ragazzini, bullismo e quant'altro...io penso che una spiegazione sia proprio questa... insegniamo noi da decenni a comportarsi cosi...lo insegniamo noi.. a fregarsene delle responsabilità e del futuro, a fregarsene dei progetti costruttivi, insegniamo a vivere alla giornata...insegniamo loro a godere dei loro attimi...loro non fanno altro che prenderci alla lettera...ma questa è anarchia.
Grazie Giulia...un Bacio anticronologico

giovedì 26 aprile 2007

Sospeso

Oggi mi sento sospeso, circondato da cose incompiute e incerte, non so dove mi porteranno, non so se sono sulla giusta strada, so solo di essere su una strada e di percorrerla...
Sono sospeso perché aspetto notizie dalla Danimarca, ve ne parlo da mesi, e quando in uni mi avevano preso, ero ormai sicuro di partire, non lo nego... Senza contare che mi avevano fatto credere che il consenso dell’università danese fosse una formalità, poi mi danno un…"cinquanta e cinquanta” di possibilità… e ora? Sono qui che leggo e rileggo l’email che mi avevano mandato e quella frase indelebile…”ti faremo sapere entro il 27 aprile”, domani! E ancora nessuna risposta, mentre a un mio compagno è arrivata la conferma 10 giorni fa…
E poi si avvicinano gli esami, ne avrò tre tra l’8 e l’11 maggio, significa che sto studiando e tanto… non è il peso dello studio il problema, quanto lo stare sospeso, perché non riesco ad essere propositivo, so che il tempo che trovo lo devo dedicare a quello. Questo mi pesa, non trovo il tempo per inventarmi qualcosa, lanciarmi in qualche nuovo progetto, e aspetto…aspetto tante cose…aspetto di non avere più corsi, di essere libero, di poter andare dove voglio, di raggiungere le persone che voglio… Aspetto e l’attesa mi pesa, ma il mondo vuole che aspetti ancora…sospeso...

venerdì 20 aprile 2007

L'alba della robot hera

Oggi sono vagamente sul nervoso andante ve lo dico…colpa di un pomeriggio buttato…no non tutto, una nota dolce c’è stata, ma dovevo studiare, dovevo dare due ore di ripetizioni, cosa che già non sopporto in un periodo in cui pomeriggi liberi, non esistono. Se poi per odiosi motivi ti ritrovi alle sei e mezza a scrivere sul blog, senza aver studiato e senza ripetizioni, concedetemi di innervosirmi un po’. Driiin. Suona il campanello...ma chi è a quest’ora? "Dovete cambiare la serratura?" "Ma vi aspetto da 3 mesi! Ora? Dico ora dovete venire?"
Torniamo a noi, alla Robot Hera, ci stiamo davvero trasformando in un branco di robot deambulanti? Non so, io non ci credo, non ci vorrei credere, ma forse quando film come Matrix o Terminator ci avvisavano di star attenti, non si riferivano a esseri metallici in carne e ossa…forse la paura dei robot era solo la paura di noi stessi…Cosa me lo fa pensare? Solo due eventi tra tanti…
* Alcuni di voi lo sanno, due settimane fa è stata operata mia madre, non vi ho avvisati qui, non era nulla di grave e ok, ma il trattamento che ha subito? Degno di un robot! Possibile stare in un ospedale per tre giorni, venire operati in anestesia totale, e non sapere neanche chi ti opera? Doveva essere il medico della visita, doveva poi essere il primario, alla fine? Uno sconosciuto, uno sconosciuto con le sue dita di plastica dentro di te. E venire una volta a trovarti in camera? Per sapere come stai, se ci sono problemi, complicazioni, un controllo…Niente. E dopo tre giorni, a casa, senza una parola, perché il letto deve esser libero per il prossimo robot, come in un’ immensa catena di montaggio. E quando sei a casa e non ti senti bene? Se hai bisogno di una parola, di un consulto, di una rassicurazione che vada al di là di quell’unico controllo prefissato? Sei pregato di fissare un appuntamento, pagare, aspettare; aspettare mentre tutti arrugginiscono intorno a te.
* E poi ci sono io, ieri, dovevo andare ad un appuntamento con una professoressa, per parlare dei corsi che terrò in Danimarca, se finalmente mi daranno la risposta definitiva. Entro nel suo ufficio, mi chiede: “Chi sei?”, ma come chi sono, le ho chiesto un appuntamento da una settimana, è stata lei a dirmi di venire, di venire a quell’ora, e non ha neppure un minimo di interesse per vedere chi si troverà di fronte? Non dico ricordarsi il mio nome, si perché io ho un nome, non un numero, ma almeno di avere un’ idea, un ricordo dei motivi per cui sono venuto, niente. Le ho parlato per un quarto d’ora dei miei problemi e lei? Non aveva neppure capito di cosa si trattava. Neppure si ricordava di avere un appuntamento…
Insomma ma dove stiamo finendo? Spero solo che lavoro, fama, prestigio e successo non mi facciano mai rinunciare ai rapporti personali, altrimenti rinuncio! Rinuncio ora, subito! Rinuncio a tutto! Vado a lubrificarmi un po’….

domenica 15 aprile 2007

City of angels

Qualcuno indovinerà a chi è dedicata questa recensione…Una descrizione difficile, perché stavolta non posso dire di amare molto il genere; soprattutto sopporto a stento le trame eccessivamente rassicuranti e ovattate, spesso mielose, dei film religiosi; troppo fantastici, ottimistici e lontani dalla realtà. Sbagliato! Questo film ha il pregio di non cadere mai in questo errore; è vero, ci sono gli angeli, ma non hanno ali, non sono luminosi, anzi sono neri, rigorosamente vestiti di nero; i loro sentimenti sono umani.
Può un angelo rinunciare alla propria immortalità per amore? Il film proverà a dare una risposta, portando a riflettere su un tema scottante della religiosità, un tema che sento particolarmente vicino, il libero arbitrio. Non è questo tuttavia il centro del film, il centro sono le sensazioni, e i sentimenti. Volete sapere se mi sono commosso? Vi lascerei delusi; certo, il film è impregnato di sentimenti forti, un' intensa tristezza, anche di dolore, ma non mi sono commosso; spesso mi commuovo, ma quando si parla d’amore tutto diventa più difficile, trovo che quelle scene siano troppo intime e personali per potermi immedesimare, per poterle assaporare di persona.
Nessun rimpianto! La grandezza e la tenerezza del film stanno ancora altrove. Nella magica descrizione di quelle sensazioni che un angelo non può provare; da questo ho da imparare! La capacità di descrivere con umili parole, l’infinità delle percezioni che provengono dai nostri cinque, solo cinque, sensi. Meraviglioso mistero.
Così diviene speciale e unico il sapore di una pera, ma più di tutto diviene speciale il calore, quella sensazione che solo due persone che si amano possono scambiare, quel calore che io stesso vorrei provare, vera e unica estasi dei sensi; perché i protagonisti del film sono proprio loro, i sensi.

mercoledì 11 aprile 2007

Memorie di un'escursione in montagna

“Quel ramo del Lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi…". Quello stesso ramo che mi ha ospitato ieri, quello che ispirò Manzoni, insomma la meta della mia colorata gita per Pasquettina. Il mio racconto non sarà una serie di cronologici eventi, quanto una serie disordinata di emozioni e suggestioni…
Verde, come i ramarri che non avevo mai visto, e che non sono insetti! E che ho rischiato di dovermi mangiare se non mi fossi deciso a portare i panini.
Comode, nonostante tutto, le mie scarpette leggere leggere, portate nella convinzione che ci aspettasse solo una tranquilla e serena passeggiata, quando invece il sentiero è presto stato sostituito da un’angusta passatoia rocciosa, talvolta interrotta da scivolosi strati ghiaiosi.
Croccante, come il pane squisito della panetteria più famosa della zona; e come avvolgeva quel prosciutto in quei panini, crudo uno, cotto l’altro, deliziosi.
Immensa, la fame che ho provavo tra una fatica e l’altra, accentuata da quell’aria così salutare, persino le due brioche di emergenza non sono avanzate!
Profumata e fresca, l’aria di montagna di una primavera che timida ma orgogliosa si faceva sentire, timida perché intorno a noi regnava poco verde, ma tante piante gremite di boccioli, orgogliosa perché scaldava tutto intorno a noi, ricreando una temperatura da sogno.
Puzzolente ma tenera, la capra che abbiamo incontrato sulla più alta vetta raggiunta, dopo la seconda spedizione che a partire dal rifugio a 1400 metri di quota, ci ha portato a 1700 metri.
Schifose, le leccate della capra sulle mie mani, sui nostri zaini e qualsiasi cosa trovasse, non sono schizzinoso per carità, ma dover mangiare il panino con quelle mani…proprio non mi entusiasmava!
Calde come esseri viventi, quelle rocce possenti che, scaldate dal sole, ci hanno accompagnato per tutta la nostra scalata, perché mentre salivamo le pendenze di facevano sempre più vertiginose, il sentiero scosceso; le mani dovevano fare la loro parte, unico modo per assicurarci alle pareti rocciose, in un amichevole scambio di sensazioni, perchè erano vive! E toccarle, afferrarle, era una sensazione nuova e tenerissima.
Inquietanti, le catene ancorate ai passaggi rocciosi più complicati, per rendere vagamente più sicuro il passaggio…” tranquilla e serena passeggiata” mah...
Romanticissimi, i paesaggi che ci sono stati offerti, peccato solo per una sottile foschia che rendeva nebbiose le cime più distanti, ma la vista da quella vetta più alta dei due laghi, quello di Como sulla sinistra, quello di Lugano sulla destra, incantevole.
Sublime, la passeggiata in cima al pendio, stretta stradina tra i due versanti della montagna, quello soleggiato, che dava sul lago, e soprattutto quello ombroso rivolto a nord, cosparso dell’ultima neve.
Avventurosa e appassionante, come in un film di Indiana Jones, la discesa, attraverso una strada non segnalata che probabilmente, ci siamo inventati, tra rocce sempre più spigolose e scivolose, per la neve stavolta: e qui, le scarpette leggere se la son cavata meno bene…
Divertente, la guerra di palle di neve, ma anche la mia rinfrescante quasi caduta sulla neve.
Sconfortante, il rumore, anzi…l’assenza di rumore quando abbiamo tentato di accendere la macchina per tornare a casa.
Promossi, gli otto futuri ingegneri che nonostante qualche incertezza sono riusciti a rintracciare i cavi della batteria e a far partire la macchina, per poter finalmente tornare alle loro case, riempiti di qualcosa di nuovo, svuotati delle loro energie.
Rosso, come il mio collo bruciato dal sole ahi ahi e un po’ tutto il resto.

venerdì 6 aprile 2007

Perchè io soffrirò sempre un po'

Lo sapete! Lo sapete? Studio Ingegneria Fisica al Politecnico di Milano, e con questo si…avevo proprio intenzione di far fuggire anche gli ultimi lettori del mio blog…Perché di solito la reazione è proprio questa, non so se è il risultato di paura, avversione o smarrimento o che altro, ma una cosa triste, di cui penso, non mi sbarazzerò mai, è il dolore che provo ogni volta che una cosa simile accade. Si tratta di una fuga metaforica ovviamente…spero…
Già perché voi lo sapete! Lo sapete? Io amo incondizionatamente letteratura, cinema, anche le arti visive, ve ne parlo di rado sul blog, ma amo anche quello che studio, matematica e fisica in particolare. Forse un tempo era più che altro un sentimento di riverenziale rispetto, ammirazione, oggi non più; quando seguo certe lezioni, sempre più spesso mi coglie un sincero vento di entusiasmo, persino affiatamento, con quelle persone d’altri tempi, sempre meno lontane, i protagonisti della fisica, mirabili geni.
La cosa triste è che questa parte di me non la posso condividere con nessuno, questa è l’assurdità: è un mondo segreto e inaccessibile, essenziale e vitale per il mondo che ci circonda, eppure un mondo precluso alla maggior parte delle persone. Non so se si tratta di una scelta, domanda interessante, ma non voglio parlarne ora; solo vorrei poter condividere con qualcuno la magia di un mondo che non merita né di essere temuto, né di essere odiato.
Certo è una strada impervia, disseminata di ostacoli che rischiano di farti arenare, ma tutte le cose che portano soddisfazioni sono difficili; è necessario del sacrificio se voglio realizzare un altro sogno, arrivare al livello di poter partecipare alla parte creativa di tutto questo, quando oltre a studiare una materia che non finisce mai di insegnarti qualcosa, sarò io, a creare la mia materia.

martedì 3 aprile 2007

La felicità e la mela

PARTE SECONDA
F: ”Come puoi tu pensarlo, straniero? La mia è una vita piena: cosa desiderare, se non una certezza? Cos’altro può offrire, la vita? Se non un senso e un significato? Io l’ho trovato!”
S: ”Trovati vi siete! Ma non hai forse paura, di poter esser scacciato? Da quel senso tradito? Dalle mura esiliato?”
F: ”Io vinco paura; le mie giornate sono l’abbraccio che mi unisce a questa gioia, io le proteggo e niente esce dal mio cuore, la mia fortezza è la più sicura, le mie mura le più alte. Nulla esce né entra nulla.” … “Perché non fermarti, nel mio castello? Sarebbe gradita un po’ di compagnia, anche tu guardia, di un solo gioiello”
S: ”Non posso capire! Non posso accettare! Quale vita è la tua? Senza ricerca alcuna, né viaggio, né scopo? Nonvita è la tua! Noia, e stasi solo! Tra essere e non essere io scelgo il divenire. La mia vita è la ricerca di quella felicità che tu possiedi, non più che sfiorarla a me è concesso; è giunto il tempo, di andarmene da questo luogo”
F: “Dunque mi lasci, anche tu mi abbandoni. Nella felicità del perenne giorno, non vedo altro, intorno, che un eterno rimorso. E solitudine."
S: “Nel mio sogno! Nella mia ricerca, io vedo la vita. E ora che parto, che dall’oasi m’involo, mi domando sospettoso…Forse ricerco una felicità che già posseggo? E chiedo grazie, per il male del mondo, che tanta gioia mi fa scordare. Solo amnesia mi spinge a viaggiare.”
Perché la felicità è come quella mela, la più alta in cima a quell’albero …”Dimenticata no, ma non raggiunta”

domenica 1 aprile 2007

Dialogo di un sognatore e di un uomo felice

PARTE PRIMA
Ed ecco che si avvicinava una delle tanto sospirate mete, un giardino verdissimo di primavera, in cui i primi fiori sbocciavano introducendo il Sognatore in una tutta spirituale metafora della vita che troppo di rado egli ritrovava dentro di sé. Spiccava in quel prato una sagoma d’uomo, sfumata e indefinita…
Sognatore: “Oibò, chi sei tu dunque? Chi popola il mio sogno, sgranandomi gli occhi?”
F: “Chi sono io, vorresti sentire…il nome mio, sapere vorresti. Non scorgi allora, il mio volto luminoso? Il mio brillante sorriso? Felice son io, Uomo Felice è il mio nome”
S: “Stai forse dicendo che son giunto infine? Questa è l’Oasi Felice? Sei proprio sicuro, di non mentire?”
F: “Sicuro lo sono; chi abita questo luogo è un uomo felice, ma molti ne ho visti, simili a te, e dopo esser giunti, son ripartiti”
S: “Svelami allora, l’arcano segreto: come potesti la felicità carpire? In questo loco, stabilirti?”
F: “Segreti non sono; la felicità mi ha inseguito, infine raggiunto, e io l’abbracciai.”
S: ”Ecco, un altro mistero, da svelare; mi hanno insegnato a dubitare, di quel che non ho conquistato: ma forza, coraggio, perché non mi dici qual è la vita di questi Felici?”
F: ”Il sole estivo illumina ogni giornata, e io gioisco, e gioisco perché sono felice, mi felicito della mia gioia”
S: “Ma non è forse una gran noia? Tutta questa luce, questo immenso brillàr, davvero tu insisti, a chiamarlo felicità?”