mercoledì 27 giugno 2007

Stanotte vorrei...

Stanotte vorrei scrivere; si scrivere come non mi concedo di scrivere da mesi forse, con la più assoluta e svincolata libertà che mai mi sono concesso, come poche altre volte ho voluto fare. Scrivere all'impazzata, guidato da una fantasia il cui nome ingannevole porta a pensare a qualcosa di gioioso, mentre la fantasia di stanotte è la fantasia della passione furente e inarrestabile, del tormento e della preoccupazione. Nessun vincolo barriera ostacolo muro, perché se qualcuno tentasse di erigerlo verrebbe spazzato via dalla furia ingiustificata e senza senso di questo istante.
Stanotte vorrei gridare, gridare più forte che posso, una poesia una canzone, un nome. Trovarmi in un luogo all'aperto; però, per una volta circondato da nessuno, assolutamente nessuno. Ovunque il vuoto, nessuna anima che possa rispondere, nessun muro che possa essere specchio per le mie grida. Nessun muro, e neppure il pavimento, un me stesso fluttuante nell'etere eterno, così che la mia voce possa giungere all'infinito senza alcun ostacolo, fino a raggiungere Dio; perché forse, si, forse vorrei tornare a dialogare con lui. E forse vorrei arrendermi a un senso del tutto preconfezionato.
Stanotte vorrei fermarmi, guardare al passato. Erigermi al di sopra di un altare, anzi no, meglio una torre di Babele. Da lì guardare indietro, fino alle origini; dimenticarmi del futuro e concedermi attimi di sola purissima malinconia. Un sentimento che mi estranei da tutto commuovendomi all'inverosimile, facendomi piangere e infuriare. Riscaldandomi della coperta di quelle cose accadute, quei sentimenti provati, certezze che sono state, e mai, mai, mai potranno cambiare. Ma allo stesso tempo...e si.. scrivo un “MA” dopo il punto, perché questo desidero stanotte, essere libero finalmente di scrivere quel MA dopo quel punto, è da una vita che lo desidero e l'ortografia non lo permette, ma io voglio esattamente quel MA dopo quel punto... perchè io finisco un argomento e poi dico qualcosa che è l'esatto contrario...e ci vuole un MA, un fortissimo MA e nient'altro può sostituirlo. Dicevo...Ma allo stesso tempo voglio guardare al futuro, concentrarmi su di esso, sempre dalla cima di quella torre, ma stavolta, prenderei in mano una gomma, o meglio uno di quei cancellini per le lavagne, e piano piano cancellerei ogni pagina di quel passato, per guardare al futuro e lui soltanto, senza il peso di alcuna responsabilità, senza la gigantesca coscienza di me stesso, senza ricordi.
Stanotte vorrei dividere questa notte in mille notti, perché finalmente vorrei avere il tempo per fare tutto ciò che vorrei fare stanotte. Voglio una notte per scrivere, tutta notte, scrivere un racconto frutto della mia appassionata fantasia, finalmente vera letteratura. Vorrei una notte per leggere un libro, un libro di filosofia, e lasciare vagare il pensiero, lasciare che esso venga suggestionato da quelle frasi che trascendono il cosmo. Vorrei una notte per leggere il Faust, una lunghissima notte. Vorrei una notte per andarmi a trovare il libro “Cos'è la matematica” , libro che in un passato non rintracciabile mi fu consigliato e che sempre avrei voluto leggere ma mai lo feci. Vorrei una notte per dipingere, una per nuotare in mezzo al mare, una per pattinare, una per imparare a cavalcare, una per giocare a tennis, una per darmi alla fotografia, e forse mille notti non basterebbero.
Stanotte vorrei parlare, parlare con tutte le persone che conosco, dalla prima all'ultima, componendo dialoghi mistici. Dialoghi in cui anche alla persona più lontana e meno conosciuta, confiderei fino all'ultima parola ogni singola cosa, buona, cattiva, stupenda o terribile che penso di lei. E da questa notte pretendo che tale persona faccia lo stesso con me, così che in una singola notte si possa fare chiarezza, quella chiarezza che di fatto non ci sarà mai per una vita intera. Il legame più cristallino e sincero che possa esistere. E da domattina tutto potrebbe cominciare da capo, in una storia che non si è mai vista, e chissà se ci piacerebbe.
Stanotte vorrei averla con me, trascorrere la notte con Lei. Ma ora mi rendo conto che è il momento di finirla, devo smettere di scrivere. Perché mi sono reso conto di una cosa: mi ero sbagliato, esiste un muro che persino ora non voglio valicare, quello della nostra intimità, quello che erige Lei. Troppo preziosa quell'intesa segreta, non intendo profanarla.
Buonanotte gente, la mia non lo sarà perché di tutti questi desideri, ne esaudirò soltanto uno. Pardon, a pensarci bene, neppure quello.

giovedì 21 giugno 2007

Grindhouse

Because it was a fifty fifty shot on wheter you'd be going left or right. You see we're both going left. You could have just as easily been going left, too. And if that was the case... It would have been a while before you started getting scared. But since you're going the other way, I'm afraid you're gonna have to start getting scared... immediately!
D'altronde Tarantino l'ha detto; ora io non ne conosco il motivo, ma funziona sempre così, ci si può credere o meno, ma quando si chiede a un artista una spiegazione sulle sue opere, tutti ci aspettiamo chissà quali dissertazioni filosofiche, loro regolarmente ci stupiscono con sentenze di raffinata banalità, così Tarantino giustifica le sue opere con uno sconvolgente: “A me gli altri film annoiano”.
Una cosa è certa, Grindhouse non annoia, mai; ma le cose non finiscono qui, la parola Grindhouse si riferisce ai tipici cinema all'aperto degli States, cresciuti a centinaia negli anni settanta, ma non cinema qualsiasi: i film riprodotti erano famosi per la loro scarsa qualità, volti a stupire più che altro, scene horror, thriller, agli estremi del trash e dello splatter, violenza, sesso, la facevano da protagonisti. Insomma il loro obbiettivo era attirare gente, quasi prestando una maggiore attenzione alla pubblicità che non ai contenuti, Tarantino prende tutto questo e lo rielabora, lo innalza ai vertici del cinema mondiale, concilia la raffinatezza con il grottesco. Non a caso di Grindhouse sono usciti svariati trailer, molti dei quali falsi, del tutto scorrelati dalla trama e certamente stupefacenti: per avere un'idea vi consiglio di vedere questo e il sito ufficiale .
Andiamo con ordine, riprendiamo da principio, tutto nasce in una sera, Tarantino che porta a casa di Robert Rodriguez i poster di alcuni vecchi film; per chi non conosce quest'ultimo regista, si tratta dell'autore di “Dal tramonto all'alba” e "Sin City”, nonché amico e spesso compagno di lavoro di Tarantino. Mi immagino la scena meravigliosa, due amici che sorseggiano birra, o magari un Four Roses, guardando quei poster di film come “Rock tutta la notte” e pensano: “Ho sempre desiderato fare un film doppio”, “Che sia!”. Così nasce Grindhouse, diviso in due capitoli: “Death Proof” diretto da Tarantino e “Planet Terror” di Rodriguez. Di certo, non sapevano che quel mondo della pubblicità, cui loro stessi facevano richiamo, avrebbe fatto si che in Italia queste due parti comparissero separate, sacrilegio; così che non potrò parlare di altro, se non del film di Tarantino, anch'esso dviso in due episodi. Poco conta il soggetto, tutto sommato simile nelle due parti: uno stuntman dall'originale nome di Stuntman Mike (il mitico Kurt Russel) che trova gusto nell'uccidere... o tentare di uccidere..., delle ragazze indifese... o un po' meno indifese...
Quanto al mio giudizio, vi dirò, non è così scontato come per altri film di Tarantino, meglio, diciamo che ho preferito il primo episodio, forse perché più simile a film precedenti di Tarantino, non so, la sua prima storia mantiene una certa unità strutturale, una sua completezza nella sua assurdità; la seconda.. è anch'essa coinvolgente, ha ritmo, stile, ma davvero non ha senso, o forse devo solo pensarci ancora un po' su...

giovedì 7 giugno 2007

Processo a me stesso

Ore 14.45. Il secondo treno di oggi è in ritardo, il primo era stato soppresso, ore prima, da una qualche innominabile forza oscura.
Lo so, non ci crederete, in effetti fatico a crederci anche io, ma a volte capita persino a me, e SBAGLIO. Non sarebbe cambiato molto forse, e forse il tribunale della mia coscienza, persino da quel suo insindacabile e irremovibile rigore, da quella sua statuaria durezza, mi avrebbe riconosciuto qualche attenuante. Mentre io, avvocato difensore, mi sarei potuto lanciare in una immotivata apologia di me stesso, alla ricerca di un capro espiatorio innocentemente inesistente.
Eppure l'orologio segna le ore 15.03 e guardo la pioggia che commossa accarezza il metallico corpo e gli occhi vitrei di un insensibile treno.
Avanti il primo testimone... è decisamente l'ora di scendere dal piedistallo, io, la mia coscienza, e perché no, anche il capro, che tanto non esiste. Confesso! Ho sbagliato a pensarla in quel modo, mentre gli esami e i laboratori mi stringevano in una morsa, a pensare “Non è il tempo”, a pensare “Resistiamo e aspettiamo; che il momento della libertà ritorni”,“Rimandiamo a dopo, tutto!”.
Non bisogna mai rimandare, anche quando ti sembra di non poter respirare in una giornata, troppo piena, troppo asfissiante. Non bisogna mai rinunciare alla propria vita, quanto di più prezioso, al proprio tempo, alla propria creatività. Anche se potremo volare con la nostra mente che guida il nostro corpo, solo per pochi minuti, unici istanti di soddisfazione in una giornata piatta e noiosa. L'importante è lottare per quei minuti...ma rimandando, ho rinunciato.
Ore 15.12. Rumori, musica! Nascosti entrambi dall'insistente vociferare di quella gente sconosciuta, su quel treno.
TOC TOC
“Silenzio in aula!”
[...]
“Ma forse il corpo ha bisogno di quel riposo, di una pausa. Perché no di rimandare, la mente non deve far niente, per un po', solo dopo potrà riprendere!”
“Obiezione!”
[...]
Ore 15.16. Il treno rallenta, sta per arrivare. Eccola, la stazione e insieme, l'ora del verdetto.
[...]
La giuria dichiara l'imputato: “Colpevole”.
[...]
L'udienza è tolta.
TOC TOC