giovedì 23 agosto 2007

Dal Tramonto all'Alba

Non è il titolo di un film, ma il periodo che separa il ritorno dalla mia isola dalla partenza più rivoluzionaria della mia vita, almeno fino ad ora. Qualcosa che finisce e qualcosa che inizia. Sono molti i tramonti, ma spero che l'alba possa eguagliarli nella sua maestosità. Quella che vedete è una foto di un tramonto, in quel dell'Elba.
Sono ancora qui su questo blog, non so per quanto, nessuna spiegazione per ora...e per la verità per ora non voglio neppure parlarvi della vacanza.
Giorni di passaggio, preparativi infiniti. Come non mai sentimenti ed emozioni si sommano e sovrappongono in una miscellanea indecifrabile, la verità è che neppure io so cosa prevale.
Volevo che il vero argomento di questo post fosse un altro, e spero di non dilungarmi...come a dire...mettetevi il cuore in pace che qui facciamo notte...
Relativismo. Si, in fondo potrei racchiudere in questa parola un pensiero che da qualche mese mi si presenta e ripresenta di continuo, inquietandomi. Perché io ho sempre creduto in qualcosa, l'idea di dovermi impegnare e di dover lottare per ciò a cui tengo e per ciò che mi piace nella vita. Un'idea così fragile ed eterea. "Studiare per cosa?" Perché in fondo mi piace, perché mi da molto, perché probabilmente troverò un lavoro che mi stimola, e mi riempirà il portafoglio. Tante belle cose, sembra tutto così semplice e scontato.
Per me non lo è. C'è il relativismo, perché queste cose possono essere viste da un punto di vista diverso, molto diverso. Vedo lavorare tante persone vicino a me... e mi chiedo... “Ma è davvero questo quello che voglio?”. Perché vedo persone che magari tengono al proprio lavoro, che ne traggono ispirazione e soddisfazioni, ma sono quasi sempre lavori che riempiono giornate intere. Insomma a che servono i soldi, se poi ti manca il tempo? Se il tuo unico tempo, sono quelle due ore dopo cena in cui sei troppo stanco per fare qualsiasi cosa di creativo, per coltivare progetti, rapporti, quelle cose che ho sempre reputato in ogni caso più importanti del lavoro.
Probabilmente ragiono ancora con la mentalità di uno studente, in effetti ancora lo sono, ma quando quest'anno mi è capitato di lavorare giorni interi, senza quel tempo da dedicare a me stesso, io mi sentivo in credito di quelle ore; ma la verità è ben diversa, la verità è che è proprio quella, la normalità.
E poi vedo altre persone accanto a me, persone alle quali del lavoro o di impegnarsi per una posizione non è mai fregato nulla; ma vivono anche loro, e forse staranno studiando meno, o non studieranno per nulla, magari faranno per tutta la vita un lavoro che non piace, mal pagato e ripetitivo, ma vivranno, e forse il fatto di non impegnarsi permetterà loro semplicemente...di dedicarsi ad altro, a ciò che in fondo forse è quello che conta, persino per me...i rapporti.
Probabilmente è solo troppo presto, poiché non posso avere neanche una lontana idea di quello che farò del mio futuro, ma non posso fare a meno di pormi queste domande..."Sto facendo davvero la cosa giusta?" Partire per due anni, andare a studiare in Danimarca significa tante cose, significa voler cambiare conoscere, esplorare, rischiare, divertirsi. Eppure prima di tutto, è un modo per coltivare quel futuro, quel lavoro, che non sono certo sia davvero quello voluto.
Nel prossimo post tenterò di azzardare una risposta, intanto, a voi la parola.

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