sabato 28 luglio 2007

Dottore in ingegneria

Sveglia ore 6.20. Erano un paio di mesi penso che non mi svegliavo a un ora simile...caffè...preparazione repentina...ma l'abbigliamento merita un paragrafo a parte...
Capitolo 1 - La Vestizione
Non volevo esagerare, anche se il vestito nuovo nuovo era lì pronto per ogni eventualità. Ore 6.40 devo proprio decidere...Vada per i jeans, non esageriamo. Jeans nuovi, un po' scoloriti, con leggere righe verticali, azzurri di quel colore che mi piace; di quel colore che non trovo mai, quello che avevano solo quei vecchi jeans vissutissimi, che qualche volta sfoggio tuttoancora. Cintura nera, liscia piuttosto semplice, una fibbia non proprio appariscente, l'avrei preferita più chiara; accontentiamoci. Camicia...si, quale? Bianca candida un po' sciancrata, colletto grande, e ragazze non me ne vogliate ma non vi so dire di più ...ok ma poi? Scarpe grigie...senza stringhe...di pelle, un po' cangianti...neanche pensavo di conoscere questi termini...tanto avrò sbagliato ad usarli...E lì potevo fermarmi...ma alla giacca tenevo proprio...allora giacca scura...
Prova specchio: non male davvero!
Capitolo 2 - La prova
Diciamo la verità, tutto organizzato malissimo. Aula divisa in due parti, e mentre a sinistra esibivo la mia presentazione in power point di fronte ai quattro professori della commissione, partivano gli applausi per la presentazione dei miei compagni, a destra. Dovevo essere il terzo, ma sono stato il settimo, la tensione cresceva...soprattuto cresceva l'agitazione al pensiero di quel momento, quando io mi sarei dovuto alzare, e allora il cuore sarebbe esploso, per calmarsi solo a presentazione iniziata. Arriva il mio turno. Mi alzo. Aspetto che il cuore inizi a pompare all'impazzata, e poi penso...niente? Davvero niente? Sono davvero tranquillo? Ma allora partiamo no? NO, vengo chiamato per le firme di rito. A quel punto l'agitazione era sparita. Vado? Partenza!
Buongiorno a tutti, sono Paolo Malacrida.... .... ....
La prima frase era la più difficile, dovevo presentarmi, ricordare di citare il mio compagno di laboratorio e soprattutto dire che l'attività di laboratorio era stata svolta presso il "laboratorio LASS del centro LNESS" di Como...uno scioglilingua insomma..soprattuto perché in prova, regolarmente partivo dicendo...”centro LASS” o “laboratorio LNESS” fregandomi completamente. E invece, perfetto, ragazzi perfetto, ho fatto una presentazione non solo senza errori, ma li ho travolti, sommersi di parole sparate a raffica un turbinio di frasi velocissime eppure perfettamente chiare e sensate. Connesse e logicissime. Intanto sondavo gl sguardi della commissione...all'inizio incuriositi...poi vedo comparire sorrisetti, segni di approvazione. Conquistati!
Poi un attimo di pausa, quegli applausi dall'altra parte dell'aula. E il mo sguardo non ha potuto non alzarsi, cercando la persona che non ci poteva essere, se non in una speranza di irrazionalità assoluta, ma tanto bella. Finisce la presentazione. È l'ora della domanda di rito o delle domande: qualche studente prima era stato messo in crisi, proprio dal mio relatore...invece? Una domanda semplicissima, o meglio..Un argomento di importanza secondaria, non esiste neppure una vera risposta: sto per dire qualcosa e il mio relatore si gira verso l'inquisitrice, le spiega qualcosa...di fatto la zittisce. APPLAUSO ... ESCO TRIONFANTE.
Capitolo 3 – Il Pomeriggio
Festeggiamenti un po' ovunque ...giro dei locali storici, con amici di tutti i generi...un po' di tranquillità...per conto mio... e per i miei pensieri..e poi di nuovo festeggiamenti... Io, sotto la giacca più scura di sempre, sotto il sole più caldo di sempre...ma qualche sacrificio ci tocca...
Capitolo 4 – La Proclamazione
Ore 17.00 dopo essermi sciolto e ricondensato svariate volte...Compaiono in un aula magna due professori...ricoperti da una seriosissima pesantissima toga nera...non penso ne siano mai più usciti pensandoci bene...i nostri nomi uno alla volta...seguiti dal voto tanto atteso...
...Malacrida Paolo... ....
Alla fine della cerimonia, un breve giuramento, ci alziamo in piedi e un flash mi butta di fronte alla realtà: “dottore in ingegneria”, ingegneria fisica. D'un tratto mille sentimenti, libertà sollievo, fresco, gioia, ma anche nuovi interrogativi, un nuovo mondo di fronte a quell'omino...piccolo piccolo, ma un po' più grande di prima...di fronte a tante possibilità...con una strada da scegliere, forse già scelta e un conto alla rovescia...
-30 giorni alla grande partenza!
Vi ho già annoiato abbastanza...sintetizzo la serata con un “festeggiamenti sfrenati”.
Insomma c'è stata la suspence? Dai ve lo dico...flashback...
Malacrida Paolo ... 110 Cum Laude

venerdì 27 luglio 2007

Discutendo la tesi

Domani anzi oggi la discussione della tesi, un altro passo verso un futuro incerto; domani, in verità penso fra un paio di giorni...continuerò questo post con le impressioni post laurea.
La sera prima... Non mi sento agitato in questo momento, sono tranquillo direi. Eppure domani sarà inevitabile quel sussulto, quell'attimo in cui il cuore pompa fortissimo e desidera esplodere...per poi quietarsi solo dopo, a presentazione già iniziata...Però mi avvicino a questa tesi turbato, gli ultimi giorni sono stati i peggiori di quest'anno...dover correggere la presentazione in una notte e andare a dormire alle 7.20 non aiuta...neppure poi svegliarsi alle 9.20. Eppure siamo arrivati fin qui e quindi che dire se non il titolo dellacanzone di oggi: "Show must go on"

giovedì 19 luglio 2007

Due per uno

Non ci avrete mai fatto caso, ma i miei ultimi post appartengono tutti alla sezione "riflessioni" o più spesso "suggestioni", qualche volta "cinema", in ogni caso sono le categorie meno impegnative perchè mi permettono di dire quello che penso, quello che sento, senza lunghi ragionamenti; quelli sono rivolti alla tesi, approposito, è giunto il momento di dirlo in sede ufficiale, salvo cataclismi megagalattici il 27 luglio sarò laureato. Potrò farmi chiamare Dottor Pigmalione, che dite? Non piace a me neppure...
Il mondo intorno cercherà di convincermi che si tratta di un grandissimo risultato, a volte riuscirà nel suo intento. La verità è che più spesso non lo avvertirò come tale, altre le cose cui davvero tengo.
Potrei vederlo così questo periodo, forse come un po' tutta la mia vita...Come quella di una persona che tira respiri lunghissimi assoparando un' infinità di profumi, ma senza avvicinarsi all'unica essenza realmente desiderata. Chissà poi di che si tratta...
Queste serate? Grandioso per carità, bello sentirsi liberi anche senza esserlo, giocare a tennis e vincere ancora, una doccia fredda e di corsa alla solita festa universitaria del mercoledi sera. Due per uno. Due cocktail al prezzo di uno. Un paio di granite alla fragola, con il peggior succo alla fragola che mai ho provato. Unica consolazione del fatto che non ho nessuno a cui offrirlo. Respiro a fondo quando vedo quell'esercito infinito di amici più o meno intimi in quel locale; tutti che si stringono, spingono, solo per poter dire di aver respirato più a fondo.
Poi mi accorgo di respirare solo vuotezza.
Tutto bene, ci mancherebbe. Mi diverto e la vuotezza mi fa respirare, mi tiene in vita.
Intanto il tempo passa, si avvicinano quelle date scolpite per sempre nella mia carne, incise nel diamante, tatuate sul cuore. Mi chiedo: "Cosa devo fare per prepararmi a quelle date?". Forse è una domanda insulsa, ma continua a tornare...
Sembra che la mia vita sia un complicatissimo puzzle, vorrei che qualcuno mi insegnasse a comporlo, ma riesco solo a mettere insieme due pezzi ogni tanto. Lontana la visione del soggetto, del mio obbiettivo. Qualche volta forse mi illudo di scorgere in quei pezzi qualcosa, idee che muiono sul nascere. A volte mi sembra di aver trovato il pezzo mancante, in questi giorni mi sforzo un po', e a furia di insistere il pezzo entra; ma c'è poco da fare, non è quello il suo alloggio, e allora tanto vale ricominciare a cercare.
E per la cronaca, non fidatevi delle docce fredde, non ho mai sentito così caldo come ora.

mercoledì 4 luglio 2007

Il favoloso mondo d'Amelie

Qualche giorno fa....
Poco tempo fa, pensavo alle piccole cose e al contempo pensavo a tutte le volte che penso alle piccole cose, in un originale circolo vizioso, purché sempre più piccolo, come una spirale. Al centro della spirale, la consapevolezza di quanto sono magiche, e importanti.Ogni volta che ci penso subito mi si dipinge nella testa un'immagine. Luglio 2001, cinema di Albenga, detesto non ricordarne il nome. Il Favoloso Mondo di Amelie. Non ricordo molto bene questo film; girovagando tra i vostri blog ho visto che è piaciuto a moltissimi di voi, sinceramente non mi aveva impressionato: so che lo ricorderei meglio se mi avesse impressionato. E questo è un teorema, per i film che guardo io. L'immagine che mi è rimasta scolpita invece, è quella in cui Amelie passava di fronte al fruttivendolo. Era un fruttivendolo?
Mi ricordo il suo segreto, furtiva infilava la manina in quei cesti, contenenti quei legumi, mi pare proprio fossero legumi, ma non è importante: così tanti, così piccoli, ciascuno uguale al suo vicino, eppure tutti diversi. E lei tastava quel mondo ignoto, forse inaccessibile a tutti gli altri. Chiudeva gli occhi. Quella manina girava, rigirava, si contorceva, disegnava spirali anche lei, alla scoperta di quell'universo infinito, tutto racchiuso in un cestino di legumi. Ogni granello era un mondo a sé stante, con le sue montagne, le sue valli, i suoi fiumi, persino le sue persone. E chissà, forse tra i miliardi di abitanti di quel granello ve ne era uno un po' particolare: un regista, che magari un giorno deciderà di girare un film, o magari lo ha già fatto millenni or sono, e in quel film vi sarà una fanciulla. Una ragazza orgogliosa e felice di vivere le sue piccolissime cose, di infilare la manina in un cesto di legumi. Magari in quel film avrebbe avuto un altro nome, magari Andromeda. E forse ne esistono infinite di Amelie. Di una cosa sono certo: quei legumi, sono le cose più piccole che mi vengono in mente, e per lei erano le più grandi, e le sensazioni che provava, indescrivibili. Un senso di tale sublime grandezza, contenuto in una personcina così piccola, scaraventata di fronte all'infinità di infiniti microcosmi, tutti contenuti in un fagiolo.
E tutto questo era per dire che nel mio piccolo, sono proprio queste le impressioni che ho avuto. Qualche giorno fa...Ho rimesso piede in un campo da tennis, sarà stato un anno che non ne toccavo uno, “toccavo” proprio fisicamente, lo tastavo, immergevo le dita in quella terra rossa, come il sangue, come il sole, come il cuore, come l'Amore. E sentivo i granelli scorrermi fra le dita, riempirne ogni insenatura, rendendole perfette, tonde. Da quelle mani niente sarebbe più potuto scivolare, quello che desideravo, per un attimo, per un infinitesimo istante, era tutto lì, a portata di mano, bastava afferrarlo. Nessuno avrebbe potuto portarmelo via, non da quelle mani, non da quelle dita.
Ora potrei andare avanti; sarebbe tutto inutile. Scrivere e scrivere nel tentativo favoloso di condensare una lenticchia in una pagina di un blog. Impossibile. Preferisco fermarmi qui, perché sta a voi coltivarvi la vostra pianticella, trovare i vostri semi, e se lo fate...D'accordo, la vostra vita sarà un minestrone, ma almeno...mi avrete capito.