lunedì 13 novembre 2006

Il treno delle 13.53

Una settimana è trascorsa, da quel viaggio in treno cosi normale e monotono, come quello di ogni giorno. Ma una settimana orsono qualcosa aveva destato il mio stupore...proprio così; mentre scendevo alla solita stazione un suono mi ha fatto sobbalzare...qualcuno che picchiava ad un finestrino; alcune ragazze camminavano al mio fianco...così ho tirato dritto, con passo deciso, immaginando che qualche amico le stesse salutando. Mi sbagliavo! Quelle stesse ragazze mi hanno fermato, facendomi notare che qualcuno chiamava me, dal finestrino: una ragazza, frenetica, entusiasta mi salutava. Io rispondevo al suo saluto, mi avvicinavo, arrivavo sotto quel vetro, un vetro scuro e un po' sporco, e sorpresa! Non avevo idea di chi fosse, neanche una. C'era poco tempo, cosa potevo fare? Chi era quella ragazza? Bionda bella, salutava, insisteva, non la riconoscevo, cosa fare? il treno partiva. Per un giorno mi sono crucciato, poi una settimana, non riuscivo a togliermela dalla testa, aspettando il tacito appuntamento di oggi, lunedi, stessa ora, stesso treno! Ebbene? Non la rividi, e così anche un altro piccolo sogno si avvia lento fra questa nebbia autunnale...

domenica 12 novembre 2006

Frivolezze quotidiane

E così nasce una nuova sezione del blog, quella che conserverà i miei pensieri improvvisati e giornalieri, la sezione meno ricercata e più naturale, priva di fronzoli artistici e retorici, quella dei contenuti e non della forma. Erano ormai un po' di giorni che non scrivevo, ma non temete per me, quello che è capitato non riguarda lo scontro che vi ho narrato, quello in cui il mio inconscio per motivi ancora sconosciuti mi obbligava a perdere tempo. Ho dovuto combattere per la libertà di scrivere, di pensare. Per ora mi sento libero e mentre molte altre volte, tante mie iniziative sono durate tanto poco da non poter essere neppure ricordate, stavolta il mio impegno sembra sincero e costante, nonostante i frequenti impegni. In questo senso confido nel fatto che questo post possa riassumere brevemente il significato dei miei primi cinque post, il perchè dei miei timori sulla capacità di questo blog di resistere nel tempo, e soprattutto sulla mia capacità di insistere a scrivere. Prossimamente vi presenterò anche gli obbiettivi di queste pagine, nonchè l'origine di Pigmalione. Così finalmente capirete chi sono o almeno chi è il mio alter ego. Ho anche dovuto ricostruire il blog da capo, perdendo diverse sere di lavoro, ora in linea di principio sembra funzionare tutto, a parte il feed che spero di sistemare presto. Un saluto e una buona domenica a tutti!

lunedì 6 novembre 2006

Irriducibile università

Diciotto e ventitre, diciotto e cinquantatre, diciannove e ventitre… di mezz’ora in mezz’ora scorrono le giornate, regolate da quell’appuntamento irrinunciabile, ahimè, quello con il treno; intendiamoci, il sentimento non è reciproco, perché se io sono obbligato a regolare la mia vita in base ai suoi orari, lui non ci pensa neppure a rispettare i tempi! D'altronde fa parte di quella vita universitaria che mi appartiene, a cui appartengo. Quella vita che ho scelto, e che sceglierei ancora, quella che mi conduce agli esami, quella che mi conduce lontano dal blog. Eccovi spiegata la mia assenza, quello che invece non mi spiego, per quanti sforzi faccia, è l’organizzazione di questi studi, niente di più incomprensibile…Solo una cosa chiedo, poter conciliare università e resto del mondo e sarebbe semplice in fondo: se solo qualche potere invisibile non avesse deciso che dopo due mesi di corsi ininterrotti, di mattino, di pomeriggio, di sera, meritiamo solo un weekend per preparare tre esami. Proprio non capisco, tutti i professori ammettono che ci manca tempo, che facciamo le cose troppo rapidamente, eppure, non fa niente nessuno: cosa posso fare io? Ci penso e non trovo risposta. No! Ne trovo una, ciò che posso fare è sopravvivere come ho fatto finora, e per due settimane prima degli esami, immergermi in un mondo diverso, lontano, uno studio intensissimo, una “non vita”, senza posa, senza tutto, se non lo studio. E tutto questo per passare qualche esame magari, per mantenere la tua ottima media magari, non certo per imparare, o no…per quello serve più tempo, molto più tempo e molto meno stress, un apprendimento equilibrato e costante, chissà magari, conciliabile con la vita?!?

giovedì 2 novembre 2006

Libero di scrivere

No! dovevo almeno provarci, così avrebbe voluto il mio Maestro,un ultimo insensato sforzo, per oppormi a quella amnesia che da lì a un attimo mi avrebbe travolto, riportandomi in quello stato di estasi irrazionale che non conosceva memoria. Poi lessi quelle frasi, scritte su quel diario al quale avevo dovuto dar vita, chissà poi perché, il Maestro ne avrebbe saputo di più. Il sonno sguainò la sua lama, assestò il colpo, una due tre volte, sempre più forte, ma ad ogni colpo una di quelle frasi senza senso trovava in me la forza di alzare uno scudo. E l'eterna lotta fra due eterni combattenti prese vita dentro di me, e ad ogni parata, pareva che io o lui dovessimo cedere, ma ogni volta qualcosa era diverso, qualcosa più chiaro, il mio eterno nemico si mostrava a me e io, lo conoscevo, sempre meglio, lo riconoscevo. Dal nulla nacque un'idea, l'idea si fece sospetto, il sospetto lasciò il posto alla verità: quel sonno invisibile era dentro di me, ero io, nella parte meno cosciente di me, ma sempre io. Io quella lama, il morbo, solo una guerra mentale quello scontro per la sopravvivenza, quella battaglia la vinsi, l'avversario sfinito e forse terrorizzato da quella rivelazione indietreggiò, e di nuovo ebbi un po' di pace. Perché il mio inconscio mi aveva tradito? Perché si ribellava a me? Perché pretendeva che smettessi di pensare, agire, perché esigeva che io cessassi di scrivere: così come tante altre volte era accaduto. Perché non voleva che io coltivassi me stesso, che seguissi il Maestro, che facessi quel che ritenevo giusto, che la mia ragione mi dicesse cosa lo era; forse un giorno l'avrei scoperto ma per ora c'era solo una cosa da fare, opporglisi con ogni forza, ad armi pari per la prima volta, conscio di ciò che accadeva, con la forza delle parole che mi avevano salvato, continuando a scrivere quelle pagine, il diario era salvo, almeno per ora. L'imperdonabile crimine di troppe volte sventato, e l'artista perditempo ora trovava il tempo per ciò che desiderava.